io che nacqui dal senno e di sofia sagace amante del ben vero e bello il mondo vaneggiante a sé rubello richiamo al latte della madre mia essa mi nutre al suo marito pia e mi trasfonde seco agile e snello dentro ogni tutto ed antico e novello perché conoscitor e fabbro io sia se tutto il mondo è come casa nostra fuggite amici le seconde scuole ch'un dito un grano ed un detal ve 'l mostra se avanzano le cose le parole doglia superbia e l'ignoranza vostra stemprate al fuoco ch'io rubbai dal sole in superbia il valor la santitate passò in ipocrisia le gentilezze in cerimonie e 'l senno in sottigliezze l'amor in zelo e 'n liscio la beltate mercé vostra poeti che cantate fìnti eroi infami ardor bugie e sciocchezze non le virtù gli arcani e le grandezze di dio come facea la prisca etate son più stupende di natura l'opre che 'l finger vostro e più dolci a cantarsi onde ogni inganno e verità si scuopre quella favola sol dèe approvarsi che di menzogne l'istoria non cuopre e fa le genti contra i vizi armarsi io credo in dio possanza senno amore un vita verità bontate immenso primo ente re degli enti e creatore non è parte né tutto inciso o estenso ma più somiglia al tutto ond'ogni cosa partecipò virtute amore e senso né pria né poi né fuor l'alma pensosa ché 'n vigor tempo e luogo egli è infinito può andar se in qualche fin falso non posa da lui per lui e 'n lui vien stabilito lo smisurato spazio e gli enti sui al cui far del niente si è servito ché l'unità e l'essenza vien da lui ma il numero e che questo non sia quello da quel che pria non fummo restò in nui lo abborrito niente fa il duello il mal le colpe le pene e le morti poi ci ravviva il divino suggello participabil d'infinite sorti necessitate fato ed armonia dio influendo che su' idea trasporti quando ogni cosa fatta ogn'altra sia cesserà tal divario incominciato quando di nulla unquanche nulla uscìa di voglia e senno eterno destinato che in meglio o in peggio non pôn far mutanza sendo esso sempre morte a qualche stato prepose il minor bene a quel ch'avanza e la seconda legge alla primera chi diè al peccato origine ed usanza poter peccare è impotenza vera peccato atto non è vien dal niente mancanza o abuso è di bontà sincera vero potere eminenza è dell'ente atto è diffusion d'esser che farsi fuor della prima essenza non consente necessità amorosa sol trovarsi nel voler credo ma di violenta l'azioni e passion non distrigarsi la pena a' figli da' padri se avventa la colpa no se da voglia taccagna imitata non è poiché argomenta ma dalla prole a' padri torna e stagna chi di ben generar non fan disegno e trascurâro educazion sì magna ma colpa e pena alla patria ed al regno che di tempo e di luoco non provvede e di persone che fan germe degno perché dell'altrui pene ognuno è erede non lo condanna ignoranza o impotenza ma voglia mal oprante in quel che crede dall'ingannati torna la sentenza agl'ingannanti che 'l padre occultâro a la fanciulla ancor nostra semenza bisogno e voluntà non senso raro mirando spesso rispose il pio padre là dove e come i figli l'invocâro talché barbare genti ed idoladre se operaste giustizia naturale non siete esenti dalle sante squadre vivo e non morto un padre universale non parzial né fatto esser dio mai a chi s'annunzia più scusa non vale al che aspettato e' venne in tanti guai commosso dagli nostri errori e danni come per tutte istorie ritrovai contra sofisti ipocriti e tiranni di tre dive eminenze falsatori a troncar la radice degli inganni voi falsi sempre sol commentatori additaste per “tata” alli bambini voi stessi e li serpenti e statue e tori poi contra i sensi proprii a' peregrini non bastò dir che la saetta vola ma che sia uccello e dio gli enti divini perdé la bibbia la mosaica scuola al tempo d'esdra i proprii farisei cinghi sortìo amida i bongi di chami e fatoche l'altro emisfero in empietà finìo utili a tutti chiare leggi e poche per l'arte abbandonâro la natura perché nel primo seggio le rivoche delle scienze ognun vuol ch'abbia cura non le condanna con le false sètte ch'abboriscon la luce e la misura ammira il sol le stelle e cose elette per statue di dio vive e cortigiani adora un solo dio ch'un sempre stette scuola alza e regno a dio da questi vani servir a dio in comunità vivendo è proprio libertà di spirti umani la santa chiesa il primo senno avendo per maestro e 'l libro che dio scrisse quando compose il mondo i suoi concetti aprendo sette sigilli or or disigillando chiamerà tutto l'universo insieme al tempio vivo dove va rotando né a dio né al tutto male al mondo preme ma sì alle parti donde egli è diverso ma ride al tutto la parte che geme ogni cosa è immortale in qualche verso sol l'alme vanno d'uno in altro mondo secondo i merti più opaco o più terso finito in questo ognuna il proprio tondo u' gli spiriti sciolti han le lor vie che portan del fatal ordine il pondo ed il giudicio aspettan del gran die il mondo è un animal grande e perfetto statua di dio che dio lauda e simiglia noi siam vermi imperfetti e vil famiglia ch'intra il suo ventre abbiam vita e ricetto se ignoriamo il suo amor e 'l suo intelletto né il verme del mio ventre s'assottiglia a saper me ma a farmi mal s'appiglia dunque bisogna andar con gran rispetto siam poi alla terra ch'è un grande animale dentro al massimo noi come pidocchi al corpo nostro e però ci fan male superba gente meco alzate gli occhi e misurate quanto ogn'ente vale quinci imparate che parte a voi tocchi di cervel dentro un pugno io sto e divoro tanto che quanti libri tiene il mondo non saziâr l'appetito mio profondo quanto ho mangiato e del digiun pur moro d'un gran mondo aristarco e metrodoro di più cibommi e più di fame abbondo disiando e sentendo giro in tondo e quanto intendo più tanto più ignoro dunque immagin sono io del padre immenso che gli enti come il mar li pesci cinge e sol è oggetto dell'amante senso cui il sillogismo è stral che al segno attinge l'autorità è man d'altri donde penso sol certo e lieto chi s'illuia e incinge il mondo è il libro dove il senno eterno scrisse i proprii concetti e vivo tempio dove pingendo i gesti e 'l proprio esempio di statue vive ornò l'imo e 'l superno perch'ogni spirto qui l'arte e 'l governo leggere e contemplar per non farsi empio debba e dir possa io l'universo adempio dio contemplando a tutte cose interno ma noi strette alme a' libri e tempii morti copiati dal vivo con più errori gli anteponghiamo a magistero tale o pene del fallir fatene accorti liti ignoranze fatiche e dolori deh torniamo per dio all'originale abitator del mondo al senno primo volgete gli occhi e voi vedrete quanto tirannia brutta che veste il bel manto di nobiltà e valor vi mette all'imo mirate poi d'ipocrisia che primo fu divin culto e santità con spanto l'insidie e di sofisti poi l'incanto contrari al senno ch'io tanto sublimo contra sofisti socrate sagace contra tiranni venne caton giusto contra ipocriti cristo eterea face ma scoprir l'empio il falsario e l'ingiusto non basta né al morir correre audace se tutti al senno non rendiamo il gusto io nacqui a debellar tre mali estremi tirannide sofismi ipocrisia ond'or m'accorgo con quanta armonia possanza senno amor m'insegnò temi questi princìpi son veri e sopremi della scoverta gran filosofia rimedio contra la trina bugia sotto cui tu piangendo o mondo fremi carestie guerre pesti invidia inganno ingiustizia lussuria accidia sdegno tutti a que' tre gran mali sottostanno che nel cieco amor proprio figlio degno d'ignoranza radice e fomento hanno dunque a diveller l'ignoranza io vegno credulo il proprio amor fe' l'uom pensare non aver gli elementi né le stelle benché fusser di noi più forti e belle senso ed amor ma sol per noi girare poi tutte genti barbare ed ignare fuor che la nostra e dio non mirar quelle poi il restringemmo a que' di nostre celle sé solo alfin ognun venne ad amare e per non travagliarsi il saper schiva poi visto il mondo a' suo' voti diverso nega la provvidenza o che dio viva qui stima senno l'astuzie e perverso per dominar fa nuovi dèi poi arriva a predicarsi autor dell'universo questo amor singolar fa l'uomo inerte ma a forza s'e' vuol vivere si finge saggio buon valoroso talché in sfinge se stesso annicchilando alfin converte pene di onor di voci e d'òr coverte poi gelosia nell'altrui virtù pinge i proprii biasmi e lo sferza e lo spinge ad ingiurie e rovine e pene aperte ma chi all'amor del comun padre ascende tutti gli uomini stima per fratelli e con dio di lor beni gioie prende tu buon francesco i pesci anche e gli uccelli frati appelli oh beato chi ciò intende né ti fûr come a noi schifi e rubelli se dio ci dà la vita e la conserva ed ogni nostro ben da lui dipende ond'è ch'amor divin l'uom non accende ma più la ninfa e 'l suo signor osserva ché l'ignoranza misera e proterva chi s'usurpa il divin per virtù vende ed a cosa ignorata amor non tende ma bassa l'ale e fa l'anima serva qui se n'inganna poi e toglie sostanza per darla altrui ne' vili ancor soggetti ci mostra i rai del ben che tutti avanza ma noi l'inganno il danno ahi maladetti di lui abbracciamo e non l'alta speranza de' frutti e 'l senso degli eterni oggetti gran fortuna è 'l saper possesso grande più dell'aver né i savi ha sventurati l'esser di vil progenie e patria nati per illustrarle son sorti ammirande hanno i guai per ventura che più spande lor nome e gloria e l'esser ammazzati gli fa che sien per santi e dèi adorati ed allegrezza han da contrarie bande ché le gioie e le noie a lor son spasso come all'amante pare il gaudio e 'l lutto per la sua ninfa e qui a pensar vi lasso ma il sciocco i ben pur crucciano e più brutto nobiltà il rende ed ogni tristo passo suo sventurato fuoco smorza in tutto gli astrologi antevista in un paese costellazion che gli uomini impazzire far dovea consigliârsi di fuggire per regger sani poi le genti offese tornando poscia a far le regie imprese consigliavan que' pazzi con bel dire il viver prisco il buon cibo e vestire ma ognun con calci e pugni a lor contese talché sforzati i savi a viver come gli stolti usavan per schifar la morte ché 'l più gran pazzo avea le regie some vissero sol col senno a chiuse porte in pubblico applaudendo in fatti e nome all'altrui voglie forsennate e torte nel teatro del mondo ammascherate l'alme da' corpi e dagli affetti loro spettacolo al supremo consistoro da natura divina arte apprestate fan gli atti e detti tutte a chi son nate di scena in scena van di coro in coro si veston di letizia e di martoro dal comico fatal libro ordinate né san né ponno né vogliono fare né patir altro che 'l gran senno scrisse di tutte lieto per tutte allegrare quando rendendo al fin di giuochi e risse le maschere alla terra al cielo al mare in dio vedrem chi meglio fece e disse natura da signor guidata fece nel spazio la comedia universale dove ogni stella ogni uomo ogni animale ogni composto ottien la propria vece finita questa come stimar lece dio giudice sarà giusto ed eguale l'arte umana seguendo norma tale all'autor del medesmo satisfece fa regi sacerdoti schiavi eroi di volgar opinione ammascherati con poco senno come veggiam poi che gli empi spesso fûr canonizzati gli santi uccisi e gli peggior tra noi prìncipi finti contra i veri armati neron fu re per sorte in apparenza socrate per natura in veritate per l'una e l'altra augusto e mitridate scipio e gioseppe in parte e parte senza cerca il principe spurio la semenza delle genti stirpar a regger nate come erode melito e l'empio frate di tito e caifa ed ogni ria potenza chi si conosce degno di servire persegue chi par degno da imperare di virtù regia è segnale il martìre questi regnan pur morti a lungo andare vedi i tiranni e lor leggi perire e pietro e paulo in roma or comandare chi pennelli have e colori ed a caso pinge imbrattando le mura e le carte pittor non è ma chi possede l'arte benché non abbia inchiostri penne e vaso né frate fan cocolle e capo raso re non è dunque chi ha gran regno e parte ma chi tutto è giesù pallade e marte benché sia schiavo o figlio di bastaso non nasce l'uom con la corona in testa come il re delle bestie che han bisogno per lo conoscer di tal sopravvesta repubblica onde all'uom doversi espogno o re che pria d'ogni virtù si vesta provata al sole e non a piume e 'n sogno i tuo' seguaci a chi ti crocifisse più che a te crocifisso simiglianti son oggi o buon giesë del tutto erranti da' costumi che 'l tuo senno prescrisse lussurie ingiurie tradimenti e risse van procacciando i più stimati santi tormenti inusitati orrori e pianti tante piaghe non ha l'apocalisse armi contra tuoi mal cogniti amici come son io tu il sai se vedi il cuore mia vita e passi'on son pur tuo segno se torni in terra armato vien' signore ch'altre croci apparécchianti i nemici non turchi non giudei que' del tuo regno morte stipendio della colpa antica dell'invidia figliuola e del niente tributaria e consorte del serpente superbissima bestia ed impudica credi aver fatta l'ultima fatica sottoposto al tuo regno tutto l'ente contra l'omnipotente omnipotente falsa ragion di stato ti nutrica per servirsi di te scende all'abisso non per servir a te tu l'armi e 'l campo scegli e schernita se' da un crocifisso s'e' vive perdi e s'e' muore esce un lampo di deità dal corpo per te scisso che le tenebre tue non han più scampo o tu ch'ami la parte più che 'l tutto e più te stesso che la spezie umana che i buon persegui con prudenza vana perché al tuo stato rio rendon mal frutto ecco li scribi e farisei del tutto disfatti ed ogni setta empia e profana dall'ottimo che i buoni transumana mentre in sepolcro a lor pare distrutto pensiti aver tu solo provvidenza e 'l ciel la terra e l'altre cose belle le quali disprezzi starsene senza sciocco d'onde se' nato tu da quelle dunque ci è senno e dio muta sentenza mal si contrasta a chi guida le stelle quinci impara a stupirti in infinito che l'intelletto divino immortale perché divenga l'uom celestiale si sia di carne oh santo amor vestito ch'egli sia anciso da' suoi e seppellito che poi sen venne a vita trionfale e ascese in cielo che ciascun fia tale chi s'è con lui per vivo affetto unito che chi muore pel caldo di ragione sofisti atterra ipocriti e tiranni che vendon l'altrui mal per divozione che 'l giusto morto i vivi empi condanni or fatta legge al mondo ogni sua azione e egli giudice al fin degli ultimi anni se sol sei ore in croce stette cristo dopo pochi anni di fatiche e stenti ch'e' soffrir volle per l'umane genti quando del ciel fece immortal acquisto che ragion vuol ch'e' sia per tutto visto sol pinto e predicato fra tormenti che lievi fûr presso a' piacer seguenti finito il colpo rio del mondo tristo perché non dire e scriver del gran regno ch'e' gode in cielo e tosto farà in terra a gloria e laude del suo nome degno ahi folle volgo ch' affissato a terra se' di vedere l'alto trionfo indegno onde sol miri al dì dell'aspra guerra illustra o primo senno il senno mio tu che inspiri il sapere all'universo come dal primo amore e dal primo valore vien ogni possa e voglia tu il mio verso fa di te degno e del mio gran desio che se necessitate influsso è di possanza e di amor armonia da te dipende il fato e l'ordinanza tu reggi amor guidi la potestate ed ogni ierarchia tu giudice ed autor di ventate era il senno degli enti da principio ed era appresso dio era dio stesso sì come era il potere e l'amor che tre vere preminenze dell'essere io confesso degli enti tutti un interno principio onde ogni parte e tutto puote ed ama e conosce essere ed operare segue le gioie e fugge dall'angosce strugge il nemico per non esser strutto e 'l simil sa cercare dal che fu il mondo in ordine ridutto autor dell'universo e di sue parti fu il senno a cui natura è quasi figlia l'arte nostra è nipote che fa quel che far puote l'idee mirando che la madre piglia dall'avo che d'un'arte fe' tante arti però sé sente ed ama per essenza e per atto ogn'ente e l'altre cose in quanto sente sé mutato e fatto quelle per accidente indi odia e brama chi a male o ben l'espose talché il mutarsi in noi saper si chiama ma non del tutto ché sarìa morire in sé e farsi altro come legno fuoco ma di poca mutanza si nota per sembianza che il resto è addoppiando molto o poco dunque saper discorso è del patire ma lo senno primero che tutte cose feo tutte è insieme e fue né per saperle in lor si muta deo s'egli era quelle già in esser più vero tu inventor l'opre tue sai non impari e dio è primo ingegniero come le piante al suolo i pesci all'acque le fiere all'aria e li splendori al sole han sì continovate le vite che staccate si svanisce il vigor riman la mole così al senno primo unito nacque come è bisogno e quanto per conservarsi ogn'ente con più o manco luce e da lui svélto ignora muore e mente né si annullando e variando manto quel che può si riduce come ogni caldo al sole al senno santo la luce è una semplice e sincera nel sole e per se stessa manifesta ch'è di sé diffusiva e moltiplicativa agile viva ed efficace e presta tutto vede e veder face in sua sfera poi negli opachi mista corpi vivezza perde né per sé si diffonde di color giallo azzurro rosso e verde prende nome secondo l'ombra trista più o meno la nasconde né senza il primo lume può esser vista così lo senno in dio senza fin puro moltiplicabile unico e veloce tutto ad un tratto vede forma insegna e possede detto qua verbo e in ciel di miglior voce partecipato poi dal mondo oscuro e di finita forza teme ama odia ed obblia né più dio ma vien detto natura senno ragion fantasia e secondo più o men dura ha la scorza o più e manco è schietto più o manco sa ma in dio più si rinforza spirto puro qual luce di tutti enti ben s'inface e gli intende in quella guisa ch'essi in se stessi sono ed a sorgere è buono a giudicar di quel che gli si avvisa il resto e gli simìli e i differenti ma l'impuro infelice qual rossor rosse scorge le cose e non come enno e d'una in altra sembianza mal sorge laonde il natural mentire indice ma non lo scaltro un senno di natura corrotta e peccatrice chi tutte cose impara tutte fassi qual dio ma non del tutto ed in essenza com'è la cagion prima ch'alma di tanta stima far cose vive sol con l'intendenza potria e del spazio comprendere i passi quanti il freddo e caldo hanno gradi e momenti il moto e del tempo gli instanti quanti angeli e vie il lume e corpi ha il vòto le riforme che a lor vengono e vanno i rispetti e sembianti quanti atomi in ogni ente e come stanno chi che si sia purissimo dappoi ch'averia conosciuto tutte cose non si potria dir certo d'una sola esser certo quant'arti parti e rispetti dio pose in lei co' tanti ognor divari suoi ch'e' non è dentro a quella e sé dentro a sé ignora onde con sua misura non con quella dell'esser certo fôra se tutto s'internasse l'uom la stella l'angel ogni fattura diverso han senso pur d'ogni cosella tanto senno have ogn'ente quanto basta serbarlo a sé alla specie al mondo a cui per tanto tempo è nato per quanto dio ha ordinato pel fato a cui serviamo più ch'a nui ond'altri in fior altri in frutto altri guasta di noi nel materno alvo come per uso vario facciam pur noi dell'erbe cui pare ingiusto il nostro necessario così a noi mentre s'offre or folto or calvo par che ragion non serbi il fatal capo che 'l mondo tien salvo cosa stupenda ha fatto il senno eterno ch'ogni ente benché vil non vuol cangiarsi con altri onde s'aiuta contra 'l morir che 'l muta ma vorria e crede solo in sé bearsi che ignora l'altrui ben sape il suo interno o somma sapienza che di nostra ignoranza si serve a far ciascuno felice e lieto e l'universo avanza gabbia de' matti è il mondo e se mai senza di follie fosse ognuno s'uccideria anelando a più eccellenza la fabbrica del mondo e di sue parti e delle particelle e parti loro le varie operazioni che han tutte nazioni degli enti nostri e del celeste coro vari riti costumi vite ed arti de' passati e presenti degli astri e delle piante de' sassi e delle fiere tempi virtuti luoghi e forme tante le guerre e le cagion de gli elementi noti chi vuol sapere ch'e' nulla sappia e non con finti accenti spirto puro e beato solo arriva a sì saggia ignoranza né può farsi puro chi non è nato per colpa altrui o per fato può di natura il don più raffinarsi con gli oggetti e con l'arte educativa e farsi ampio e chiaro ma non leggier di greve se di savi e di eroi senno e forza ogn'alunno non riceve né si trasfonde se fiacco ed ignaro figlio fanno onde puoi considerare altronde don sì caro la purità natia dunque si tira dall'armonia del mondo e d'ogni corda che vario suon disserra tesa in cielo ed in terra e chi sa ingenerarla a lor s'accorda dove onorato dio sua grazia aspira oh felice soggetto degno di favor tale che dio in lui di sé goda poscia è felice chi tanto non vale se ascoltando s'unisce a quel perfetto ma d'ogni ben si froda chi nato è impuro e schifa il saggio e schietto il vero amante sempre acquista forza ché l'immagine amata e la bellezza l'anima sua raddoppia donde sprezza ogn'alta impresa ed ogni pena ammorza se amor donnesco tanto ne rinforza quanta gloria darìa gioia e grandezza unita per amor l'eterna altezza all'anima rinchiusa a questa scorza l'anima si farìa un'immensa spera che amar saper e far tutto potrebbe in dio di maraviglie sempr'altèra ma noi siamo a noi stessi lupi e zebbe senza il vero amore luce sincera ch'a tanta altezza sublimar ne debbe son tremila anni omai che 'l mondo cole un cieco amor c'ha la faretra e l'ale ch'or di più è fatto sordo e l'altrui male privo di caritate udir non vuole d'argento è ingordo e a brun vestirsi suole non più nudo fanciul schietto e leale ma vecchio astuto e non usa aureo strale poiché fûr ritrovate le pistole ma carbon solfo vampa truono e piombo che di piaghe infernali i corpi ammorba e sorde e losche fa l'avide menti pur dalla squilla mia sento un rimbombo cedi bestia impiagata sorda ed orba al saggio amor dell'anime innocenti udite amanti il mio cantar sempr'era l'amor universal s'egli dio spinse a far il mondo e non forza o bisogno la sua possanza a tanta opra l'accinse però che dentro a sua infinita spera la prima sapienza ond'io ciò espogno previde che potea starvi l'essenza de' finiti enti e disse or vi ripogno ché amor a cui ogni essere è bontate ch'al senno è veritate vita alla potestate l'antevista possibile esistenza repente amò tal ch'e' c'ha dipendenza dal senno e dal poter la volve a loro ché poter e saper essi non ponno quel che non vonno dunque insieme adoro possanza senno amor primo ente e donno il perfetto animal ch'or mondo è pria era confusion quasi un grand'uovo in cui la monotriade alma parente covando espresse il gran sembiante nuovo però necessità fato armonia influendo il poter l'amor la mente sopiti sciolse a farsi in membra tante natura fabbri intrinsechi e semente onde ogn'ente è perch'esser può sa ed ama non può ignora o disama chi al morir si richiama il che di vita in vita è gire errante ché la spera vital sempr'è più innante ma le tre influenze abbreviâro il saper delle parti ond'esse incerte degli altri esseri e vite solo amâro la propria ed abborrîr di farsi esperte il primo ente divino uno immortale tranquillo sempre è l'infinito bene proprio oggetto adeguato del su' amore or perché ogn'esser da quel primo viene è buono e lieto oggetto naturale del proprio amor talch'egli ama il fattore se stesso amando di cui è certa imago e però s'ama d'infinito ardore bramando farsi infinito ed eterno ché è tal l'autor superno quinci nasce odio interno contra 'l morire in chi non è presago d'esser vicin più al primo ond'è sì vago ch'anzi odiar sé che lui può bene immenso del ben il senso amor spira per tutto ma alle parti mortai del male il senso per parziale amor l'odio ha produtto dio cosa nulla odia ché affanno e morte da lor non teme ma sua vita propia da lor partecipata in sé vagheggia tutte avendo per buone e bench'inopia di più sembianza sua nell'alme torte si dica odiar e' non langue o vaneggia ch'indi e' ben non mendìca e n'ha a dovizia per sempre dar ma il suo fato pareggia con ta' detti odii e morti l'armonia di sua gran monarchia né 'l mondo a chi ben spia odia sue parti ma prende a letizia lor guerre e morti che fanno a giustizia in altre vite dove gli è mestiero così il pan duolsi e muore da me morso per farsi e viver sangue e questo io chiero poi muore il sangue alla carne in soccorso cosa mala io non truovo a dio ed al mondo né téma o gelosia ma da fiacchezza nacquero delle parti o dal difetto di quel ch'a molti è gioia o sicurezza una comun materia ha il spazio tondo di cui far regno amò stanza e soggetto ogni attivo valor per eternarsi dal che necessità punse l'affetto del consimile a far lo stesso e guerra pone il fato e disserra l'armonia cielo e terra ecco lite d'amor per amor farsi con re il re pugna non con davo ed arsi gli enti ha il fuoco per fuoco amico farli e la terra vorria che fusser sui e dal non esser nasce il contrastarli dall'esser amicizia e un di dui amor che dal valor e senno primo procede e lega que' con dolce nodo del sommo ben ch'è l'esser suo mai sempre è voluntate e gaudio sopra modo di sé a sé sicur ben sempre opimo amor infuso del mondo alle tempre del suo gaudio e comodo è pur desire che nel futuro mai non si distempre ond'egli perda il sembiante divino ma l'amor che 'l destino fe' alle parti meschino più tosto è desiderio che gioire del proprio ben che va sempr'al morire amor dunqu'è piacer d'immortal vita in tutti ma chi in sé perderla sente la cerca altronde e 'l consiglio l'invita a trovar via di non morir repente l'inopia dunque pregna dal consiglio regenera amor fieri ardenza e fame cupidigia appetito e zel di quelle cose ch'intraman della vita il stame onde il sol mangia la terra e di piglio ella al ciel dà e vorria mangiar le stelle fa di tal guerra e di lor semi il fato spirti umor pietre animai piante ed elle mangiansi l'una l'altra ove amor fassi gioir mentre rifassi pian pian quel che disfassi ché gioia del sentirsi esser serbato atto è e 'l dolor del sentirsi turbato cui sommo è ben la conservazione e sommo mal è lo distruggimento però diciam le cose male o buone ch'a lor son via cagion mostra e fomento del nemico la fuga o la vittoria e del cibo il restauro non bastando ad eternar il senno amante visto che 'l sol produce la terra impregnando tante sembianze revocò a memoria l'arte divina e 'l mortal sesso misto partìo in due che sembra terra e sole servendosi del caso ond'ha provvisto che d'essi uniti amor per be' lambicchi virtù vital dispicchi chi d'esser gli fa ricchi morendo in sé nella futura prole per questo amata più ch'amante e suole qui amor vòlto in gioir scordarsi il senno come fan gli altri dell'inopia figli seguendola in più e meno onde vizi enno come virtuti son presso a' consigli però dovunque amor del suo ben scorge segnale alcun che bellezza appelliamo pria che lasci pensar s'ivi s'asconda il ben che 'l serva accorre e qui pecchiamo ché fuor di tempo e luogo o più o men porge l'idea vitale o in terra non feconda dove pur preparata al gran fin gioia sentendo in più error grande si profonda ch'ella d'amor sia oggetto e fin sovrano non saggio e ésca e mezzano del viver sempre ah insano pensier che ogni viltà produce e noia né cieca legge smorza tanta foia ma il gran saper d'amor viste ir l'antenne al non morir il che fra noi mancando all'alto volo gli veste le penne d'eternità ch'andiam quaggiù cercando visto gli eroi e filosofi più pruove che 'l cibo e 'l generar fallano spesso e 'l figlio tralignante perde al padre invece di servar l'esser commesso punti d'amor divin cui par che giove più propagar le cose più leggiadre sprezzâr la parte per lo tutto e 'l seme pria in tutti gli enti la bontà lor madre mirando amando han sparso e la sembianza di lor senno e possanza di dio ampliati ad usanza in tutto almen l'uman genere insieme in detti in fatti ed opre alte e supreme e preser l'alme belle ad impregnare di lor virtù che trae di vaso in vaso lor vita ma pur manca a lungo andare ché solo dio resiste ad ogni caso te amor sfera infinita alma e benigna che 'n ciel di copia in noi d'inopia hai centro circondato dal cerchio sensitivo onde chi sente più più ama e gode io che son teco a tutte cose dentro canto laudo e descrivo per te si abbraccia il van le cose sode e le virtù la mole onde consiste dell'universo l'ordine distinto per te di stelle e d'uomini dipinto per te si gira il sol la terra piglia vigor onde poi tante cose figlia per te contra la morte si resiste e contra il mal che tanto ci scompiglia tu autor di gentilezza distruttor di fierezza da te son le repubbliche e gli regni e l'amicizia ch'è un amor perfetto che contra il male accomuna ogni bene tu se' d'eternità frate alla spene soprabbondanza di eterno diletto tu vinci la possanza e l'intelletto l'amor essenzial cui son radici senno e valor nativi donde in terzo s'integra ogni esser si conserva e chiama bontà verità e vita a grande scherzo in voglie accidental diffonditrici dell'essere come arbor si dirama o perché in sé l'ha a perdere o per mostra di suo' beni a bear altri chi s'ama talché un cupido in ciel di copia nasce gioiendo e con ambasce qui d'inopia un che pasce pur letizia di vincere la giostra contra il morire in questa bassa chiostra or fra le cose ancor che tutte buone a sé al mondo e a dio perché salute sono all'altre o fatal destruzione puose un gran segno la prima virtute bellezza dunque è l'evidente segno del bene o proprio all'ente in cui risiede o di ben ch'indi può avvenire a cui par bello o d'ambi e d'altri può far fede ecco la luce del celeste regno beltà semplice e viva mostra a nui gran valor che ci avviva e giova a tanti sol brutta all'ombra bel degli enti bui di serpi e draghi il fischio e la bravura e la varia pittura a noi ci fan paura gli rendon brutti e tra lor belli e santi l'umiltà di cavalli e di elefanti segnal di servitù e di poco ardire fa brutta a loro ma a noi bella vista del poter nostro e ben di lor servire l'altrui virtù al tiranno è brutta e trista bella ogni cosa è dove serve e quando e brutta dov'è inutile o mal serve e più s'annoia e pur l'altrui bruttezze bello è vedere e guerra in mar che ferve perché tua sorte o virtù vai notando impàri a spese altrui mire prodezze brutto è s'augura a noi male o rimembra vedere infermi povertà ed asprezze il bianco che del nero è ognor più bello più brutto è nel capello ché addita testé avello pur bello appar se prudenza rassembra belle in socrate son le strane membra note d'ingegno nuovo ma in aglauro sarìan laide e negli occhi il color giallo di morbo indicio è brutto e bel nell'auro ch'ivi dinota finezza e non fallo s'ella nota ogni ben strano o natìo e prìncipi son senno amor e forza giocondi sempre ed utili ed onesti cui le virtù son figlie e gli altri scorza chi più senno alta possa ed amor pio mostra è beltà più illustre ond'i gran gesti spontanee morti e cortesie d'eroi paion sì belli e mai non son infesti di savi le dottrine leggi e carmi ond'io posso eternarmi e l'altrui glorie e l'armi e far gli altri prudenti a viver poi son le più ampie bellezze fra noi bello è la nave o il cavalier armato veder in cui più forze addoppia l'arte ma più archimede saggio opporsi al fato franger le navi e trasvolar di marte l'arte divina negli enti rinchiusa che natura appelliam gli esempi prende da dio per farli e la nostra da lei però il soggetto brutti o bei non rende nostri artificii lo imitar gli accusa così degli aurei li marmorei dèi più bei puon dirsi arte maggior mostrando e più tersite in scena che gli atrei e di dante l'inferno più bel pare ch'e' più 'l seppe imitare che 'l paradiso e care voci e sensi traslati enno ampliando l'ingegno e 'l ben incognito illustrando se no fien vane o bei drappi in gabrina che segnalano il mal del bene in loco e fan bruttezza doppia tanto fina quanto il papato a chi deve esser cuoco or se beltade è di bontà apparenza sarà oggetto a quei sensi sol che lungi scorgono come all'occhio ed all'udito cui la ragione e i sensi interni aggiungi ma del gusto e del tatto alla potenza e d'ogni senso in quanto è a tatto unito il bello è bene e se com'ella aspira sofia s'accoppia al senno suo marito così beltà di ninfa al vago in atto d'amor ristretta affatto di dì o di notte fatto passa in giocondo ben donde ella aspira bontà fruisce amor bellezza ammira bell'è la melodia ma quando s'ode dentro al mobile spirto si fa dolce se quel moto amplia ond'e' vive e gode ma il strano offende e lo sbatte e non molce d'ogni ben che conserva in qualche foggia l'essere in sé ne' figli o nella fama beltà il segno si dice ma la forma per più propria beltà si pregia ed ama perché la virtù scuopre ch'intra alloggia come la mole agli usi suoi conforma l'avviva e tempra con arte e possanza ma se mal serve all'uso di chi informa come goffo giubbon fa laido volto segnal d'ingegno stolto o di poter non molto chi non poté o non seppe ben sua stanza formar onde è di vita rea speranza ma s'ella è brutta fuori e bella dentro come in esopo industria asconde e vita peggio è se è bello il cerchio e brutto il centro pessima è quando è d'ambi mal fornita beltà composta ne' corpi ricerca procerità e di membri simmetria gagliarda agilitate e color vivi di moti e gesti a tempo leggiadria più i maschi che le femmine dio merca con ta' segni onde son più belli e divi però più amati e quelle amanti piue dunque nani egri tronchi e goffi privi son parte di bellezza e vecchi e smorti grossi deboli e storti e pigri male accorti se brutto in nulla alcuno al mondo fue tenner tutte virtù le celle sue pur ogni bello è fior di qualche bene e d'alcun bello è fior la venustate di tutti quello e questa a mentir viene ché sta in note all'altrui gusto formate giovane bella sugosa e valente promette lunga vita e nutrimento al seme ed a noi gioia onde può tanto se poi non truovi sì dolce il contento com'ella addita par brutta repente e se fraude fierezza e stranio ammanto l'infetta sì che più nuoce che giuova par brutta come un simulato santo ricchezze e onor di virtù testimoni son be' ma più i demòni che que' dati a' non buoni ché di commun rovina son gran pruova bello è il mentir se a far gran ben si truova or s'ogni cosa in noi può al mal soggetti bella in qualch'uso farsi a dio ed al mondo dove ha infiniti ognuna usi e rispetti quanto fien belle e più l'autor giocondo guerre ignoranze tirannie ed inganni mortalità omicidii aborti e guai son begli al mondo come a noi la caccia giuochi di gladiatori e pazzi gai arbor uccider per far fuoco e scanni uova e polli onde il corpo si rifaccia far vigne selve ed api e tôr lor frutti reti qual ragno che le mosche allaccia fìnger tragedia se in vita anch'allegra passando ogni morte egra più parti al mondo allegra ma più bello è che paian mali e brutti se non in caos torneremmo tutti alfin questa è comedia universale e chi filosofando a dio s'unisce vede con lui ch'ogni bruttezza e male maschere belle son ride e gioisce canzon se volontario ogn'ente onora bellezza per natura e non per legge di' ch'ella sia di quel che 'l tutto regge trasparente splendor ch'ogni bontate derivamento è di divinitate che bea col bene e col bello innamora ond'eretica invidia e stolta accora gli sprezzator di quella ch'al gran dio ne rappella da' morti ed a man fatti simolacri mostrando in tutte cose di dio immaggini vive e tempii sacri quanto senno e possanza in farle puose ogni cosa si dice bella o brutta in quanto bene o male rappresenta ogni cosa si dice mala o buona in quanto causa dispone o fomenta immortal vita o morte in parte o tutta ché sommo bene o sommo mal consona quello oggetto final di tutti amori e questo tutti gli odii muove e sprona ogni altro bello e ben or s'ama e prezza ed or s'odia e disprezza e par malia e bruttezza o al medesmo o a diversi amatori ch'ai ben sommo ora spine ed or son fiori che a nullo ente unqua annoia e sempre rape tutti ch'è per sé buono sempre e solo quanto s'opra si può s'ama e si sape s'indrizza a lui sì come fuoco al polo cercar il cibo e prepararlo al ventre palla seguire e venere in gran pena e la propria sostanza in lei deporre città abitar che tanti gusti affrena pugnar per lei e ben far ad altri mentre sommo ben non movesse il senno a tôrre tante briglie vorria prenderle nullo ma il viver sempre ch'indi viensi a côrre in sé o nella fama o nelli figli dolzor diede a' perigli ed agli agi scompigli così noi or la sferza or il trastullo perch'egli impari usiamo col fanciullo palla dunque non ha venere o bacco gioie per sé ma a questo fin più altero onde attuffan s'è vòto o colmo il sacco e spesso è lor preposto il dolor fiero se di vivere in scambio alcun s'uccide se stesso o i figli o l'opre sue famose lo fa per migliorar di vita essendo il viver nostro e delle nostre cose morir continovo che mai non side senza mutarsi o mancando o crescendo ed ogni mutamento è qualche morte uno stato acquistando altro perdendo d'atto o di quale o di quanto o di essenza e se con violenza si fa reca doglienza e gioia fatto con natural sorte quel che fu o sarà a ciascun par forte e l'esser sol presente è certo e piace e se repente a forza il muta duolsi sì che il morir comun manco gli spiace che 'l proprio ch'è 'l mutar com'io raccolsi la servitute all'animo gentile morte propria è che d'uom lo cangia in bruto e i suoi studi ed azioni in pecorine e per men mal caton s'ammazza e bruto moria ne' figli tralignanti vile fatto il suo gran sembiante onde lor fine diè qual marone al suo libro dar volle pieno d'error di sua fama rovine viver per fama infame è vita amara morte all'alma preclara che sprezzando ripara più vera vita in gloria ove il nil bolle s'uccise un elefante e neron molle e di siam le donne non volenti sopravivere al vago a tai più propia par morte mutar stato che elementi pensa altri in fama o in ciel vivere a copia ma nullo annicchilarsi unquanche intese se non alcuni stolti di narsinga che solo in “niba” credono posarse senza affanni sentenza che lusinga chi sommo mal la doglia esser contese che a noi guardiana della vita apparse e di natura medicina e sferza così se non si mangia per gustarse né venere per sé natura fece ma per servar la spece a noi stimar non lece la voluttà bontà prima ma terza che segue all'esser bene e pria anche scherza con tal presagio il ben dell'universo perch'ogni ente si serbi a lui e propaghi nel che non d'arte errante al buio immerso ma di natura ogni senso n'appaghi ricchezze sangue onor figli e vassalli per ben dà il fato e pur rovina a molti son al nome alla patria ed al composto e fan gli animi ansiosi vili e stolti del corpo i ben che 'l ciel per meglio dàlli sanità robustezza e beltà tosto si perdon anche o perdon chi l'abusa quando il ben grande al piccolo è posposto fra tutti beni le virtù dell'alma ottengono la palma onde in corso ed in calma regge gli altri e di mal mai non si accusa d'esser virtute ogni potenza è esclusa senza il senno di lor guida e misura né il suo senno tien l'ente che ha l'idea specifica bontà in più e manco impura onde è a sé malo e strutto e non si bea il ben ch'all'altrui vivere s'applica in sé o ne' discendenti utile è detto dall'uso e dall'onore in fama onesto d'essi appresi esce l'allegria il diletto il ricco danno e dolce la fatica s'alcun atto è nocivo e disonesto e par giocondo avvien ch'ivi fu misto più ben con male e quel nasconde questo dunque ogn'onesto ed utile è gioioso in che serba e doglioso in che strugge e dir oso che senz'essi piacer mai non fu visto se piace l'acqua all'egro onde è più tristo giova al spirto o alla lingua ove ha angoscia ma perché enno assai parti se a più nòce s'ammalan tutte per consenso poscia ond'essa perde d'utile la voce la dolorosa vita non si fugge se non in quanto è morte ch'essa doglia senso è del mal ch'almen morte minaccia o fa alla parte dov'è benché soglia tutte serbar se 'l mal qui unito strugge onde i dolori il senno accorto abbraccia per gioire e molto mal per più gran bene e 'l ben par mal se più di mal procaccia viver dunque secondo il senno insegna felicità si tegna per cui saper convegna tutte le cose che 'l mondo contiene quanto fan di timor quanto di spene ma perché manca ogni conservamento ché noi siam parti per lo tutto fatte e per dio il tutto il sennoamante intento per farsi divo a quanto può combatte canzon dirai che l'uom sol fa beato il senno senza cui gli ben son mali né si sente il gioir ma seco pure il mal fia ben né senso han l'alme impure ma veggon con gli occhiali le cose in altra guisa ch'elle stanno né purità può aver chi non è nato per sé ma ad uso di que' che più sanno talché si fa felice sol oprando quel che 'l saggio ci dice assai sa chi non sa se sa obbedire tutto infelice fia chi non ascolta ma nacque per servire in quel mal che ben fia di gente molta forse fia in altre parti puro poi ché in varie forme s'occulta e rinasce e sol d'eternità l'esser si pasce ché il bene e 'l mal son dolci a' denti suoi l'essere è il sommo ben che mai non manca e di nulla ha bisogno e nulla pave amanlo tutti sempre e' sol se stesso perché non ha maggior né più soave s'egli è infinito noi di morte affranca ché fuor non ha né dentro a lui framesso puote il niente star né dunque alcuna cosa s'annulla ma si cangia spesso lo spazio immenso all'esser d'ogni cosa è base in lui nascosa che solo in sé riposa da cui per cui e in cui son tutte in una e da cui lontanissima è ciascuna da infinito finita e perch'è incinta e cinta è vicinissima anche stante in lui viva e per lui s'è per noi estinta come pioggia nel mar mai non mancante come lo spazio tutti enti penétra locando e d'essi insieme è penetrato così dio gli enti interna e 'l spazio e passa non come luogo né come locato ma in modo preeminente donde impetra lo spazio d'esser luogo e 'l corpo massa e l'agenti virtù d'esser attive e gli composti in cui l'idea trappassa e perch'egli è ogni ente è per seguela qual splendor per candela ma si occulta e rivela in varie fogge in cui sempre si vive come atomi nell'aria in fiamme vive spiace a' legni mutarsi e d'esser vampe godon poscia ch'amor virtute e senso dell'esser proprio han tutte le sue stampe per quanto è d'uopo dall'autor immenso l'uom fu bambino embrione seme e sangue pane erba ed altre cose in cui godeva d'esser quel ch'era e gli spiacea mutarsi in quel ch'è mo e quel ch'ora gli aggreva di farsi in fuoco in terra in topo in angue poi piaceralli e crederà bearsi in quel che fia ché in tutti enti riluce la idea divina e pel dimenticarsi dunque nullo ama quel che amar gli pare altro patire o fare che 'l suo esser sa dare ch'un sia due osta il tutto e chi esser duce vuole è in quanto è simile o produce imago onde tal si ama e non è in quanto guastarsi in quel ch'è duca abborre ed anco v'è quell'altro talch'egli è un altro tanto e 'l savio è tutti ancor di morte franco non fece gli enti per vivere in loro qual padre in figli o maestro ne' scolari né per far mostra altrui delle sue pompe ch'altri non vi era e gli architetti rari non mostran a una polce un gran lavoro né cerca onor chi in sé non si corrompe or chi dirà perché se 'l senno eterno di tanto arcano il velame non rompe s'e' fu sempre il niente non fu mai e tutti enti son rai del primo in cui trovai mondi virtuti e idee nel suo interno fatti e rifatti in più fogge nuove agli enti rifatti a' fatti antiche figure ed ombre di sacre esistenze chi nella prima son una ed amiche quantunque abbian tra lor varie apparenze se 'l fuoco fosse infinito la terra non vi sarìa o cosa confine e strana se dio è infinito ben non si può dire che vi sia morte o male o stigia tana se non per ben di chi e' per meglio serra rispetto è non essenza il mal se mire dolce al capro a noi amara la ginestra se ta' rispetti averan da finire il caos sol d'ogni gioia poi s'imbeve come ferro riceve il fuoco e 'l freddo neve e questo è bello alla virtù maestra com'è bel che 'l distingua la sua destra che maraviglia s'alcuno s'ammazzi lo guida il fato con occulto incanto per la gran vita ove enno i mali e i pazzi semitoni e metafore al suo canto l'alme in sepolcri portatili ed adri chiuse dubbie di morte fa ignoranza d'esser futuro e del passato obblio così più galeotti per sconfidanza di miglior vita e 'n prigion servi e ladri contentarsi che uscir odian vidi io or l'alma che nel corpo opaco alberga se stessa ignora e l'altre vite e dio onde per buchi stretti affaccia e spia che cosa essa alma sia come ivi e perché stia regge ella il corpo e nutre e con sua verga guida né sa in che modo il quieti e l'erga ch'e' non traspare ed essa è breve luce così chi opera al buio sé non vede né l'opra sua onde al balcon l'adduce e mira in altri argomenta e rivede se di piante e di bruti e gli uman spirti formano al buio ospizi tanto adorni e gli reggon con arte a loro ignota è forza che tu dio che in lor soggiorni gli guidi e gli enti sien per obbedirti come penna a scrittor ch'è cieca e nota o come è il corpo all'alma e l'alme all'ente primo senza di cui non si fa iota esser poter saper amar far sono passioni in noi e dono ed azioni in dio buono che amandose e sentendose ama e sente tutte cose che 'n lui son conoscente gode di lor comedia ché la festa fan dentro a lui e da lor gioia non prende ma e' gioiendo a lor la dona e presta senso ed amor mentr'e' s'ama e s'intende ma noi finiti anzi in prigion prendiamo di fuor da chi ci batte le pareti ov'entra per vie strette il saper corto e falso onde voi falsi amor nasceti quinci aer terra e sol morti stimiamo chi han libero il sentir non qual noi morto e però amiam chi in carcere ci serba e chi ci rende al cielo odiamo a torto burle onde 'l fato i nostri e i solar fuochi ritiene in stretti luochi quanto è uopo a' suoi giuochi mai non si muore godi alma superba l'obblio d'antica ti fa sempr'acerba oh felice colui che sciolto e puro senso ha per giudicar di tutte vite che unito a dio per tutto va sicuro senza temer di morte né di dite canzon riconosciamo contra gli empi l'autor dell'universo confessando belle buone e felici l'opre sue tutte in quanto ed a lui sono ed al tutto parti rispetti e frutto sì giusto ch'un sol atomo mutando girìa in scompiglio e sempre fia chi fue dal che farsi contento più che non sa volere ogn'ente io sento come tutti direm con stupor quando di lete aperto fia il gran sacramento in noi dal senno e dal valor riceve esser la nobiltade e frutta e cresce col ben oprare e questo sol riesce di lei testimon ver com'esser deve ma la ricchezza è assai fallace e lieve se a luce da virtù propria non esce il sangue è tal che a dirlo me n'incresce ignorante falsario inerte e greve gli onor che dar dovrebbon più contezza con le fortune tu europa misuri con gran tuo danno che 'l nemico apprezza giudicar l'arbor da' frutti maturi non d'ombre frondi e radici sei avvezza poi perché tanta importanza trascuri il popolo è una bestia varia e grossa ch'ignora le sue forze e però stassi a pesi e botte di legni e di sassi guidato da un fanciul che non ha possa ch'egli potria disfar con una scossa ma lo teme e lo serve a tutti spassi né sa quanto è temuto ché i bombassi fanno un incanto che i sensi gli ingrossa cosa stupenda e' s'appicca e imprigiona con le man proprie e si dà morte e guerra per un carlin di quanti egli al re dona tutto è suo quanto sta fra cielo e terra ma nol conosce e se qualche persona di ciò l'avvisa e' l'uccide ed atterra seco ogni colpa è doglia e trae la pena nella mente o nel corpo o nella fama se non repente a farsi pian pian mena la robba il sangue o l'amicizia grama se contra voglia seco ella non pena vera colpa non fu e se 'l tormento ama ch'è amaro a cecca e dolce a maddalena per far giustizia in sé virtù si chiama la coscienza d'una bontà vera basta a far l'uom beato ed infelice la finta ed ignorante ancor ch'altera ciò simon piero al mago simon dice quando volessim dir che l'alma pèra ch'altre pur vite e sorti a sé predice mentola al comun corpo è quel non mente che da noi membra a sé tutte raccoglie sostanze e gaudi e non fatiche e doglie ch'esausti n'ha come cicale spente almen come cupido dolcemente ci burlasse che 'n grembo della moglie getta il sangue e 'l vigor che da noi toglie struggendo noi per far novella gente ma con inganno spiacevole in vaso li sparge o in terra onde non puoi sperare alcuna ricompensa al mortal caso corpo meschin cui mente ha da guidare piccola in capo piccolin c'ha naso ma non occhi né orecchie né parlare grecia tre spanne di mar che di terra cinto superbia non potea mostrare solcò per l'aureo vello conquistare e troia con più inganni e poca guerra poi tutto 'l mondo atterra di favole e di lui succhia ogni laude ma italia che l'applaude contra se stessa e contra dio quant'erra ella che mari e terra senza fraude con senno ed armi in tutto il mondo ottenne e del cielo alle chiavi alfin pervenne cristoforo colombo audace ingegno fa fra due mondi a cesare ed a cristo ponte e dell'oceano immenso acquisto vince di matematici il ritegno de' poeti il disegno de' fisici e teologi e le prove d'ercol nettunno e giove e pur vil tifi in ciel gli usurpa il regno né par che a tanto eroe visto aver giove e corso più con la corporea salma che col pensier veloce altri dell'alma a un nuovo mondo dài nome americo nato nel nido de' scrittori illustri che tu vie più che gli altri adorni e illustri né pur poeta hai di tua gloria amico ché 'l favoloso intrico de' falsi greci dèi e mentiti eroi tutti gli ha fatti suoi caton predisse questo velo antico che grecia oppone o italia agli occhi tuoi che assicura gli barbari a predarne l'arme la gloria lo spirto e la carne i gran dottor della legislatura giano saturno pitagora e numa vertunno lucumon la dea di cuma timeo e altri infiniti chi gli oscura italia sepoltura de' lumi suoi d'esterni candeliere ond'oggi ancor non chiere il consentin splendor della natura per amor d'un schiavone e sempre fere con nuovi affanni quel di cui l'aurora gli antichi occùpa e stilo ingrato onora privata invidia ed interesse infetta italia mia né di servir si smaga chi d'ignoranza e discordia la paga e la propria salute le ha interdetta virtù ascosta e negletta a te medesma e nota a tutto 'l mondo sotto 'l bello e giocondo latino imperio che di gente eletta fu in lettere ed in arme più fecondo che l'universo tutto quanto insieme con verità ch'or sotto 'l falso geme locri tarento sibari e crotone sannio capua firenze reggio e chiuse genova e l'altre di gloria deluse fa da sé ognuna a grecia paragone roma no che s'oppone a tutto 'l mondo insieme a tutte cose ma pur le favolose o vere laudi greche a sé pospone venezia onor di virgini e di spose nuota in mar rugge in terra e vola in cielo pesce leon alato col vangelo ercole e giove rubba e gli altri dèi grecia e lor gesti d'assiria e d'egitto e poi l'imprese e nomi anc'have ascritto a vil tebani cretensi ed achei tu che verace sei platon ciò affermi e le scienze ch'ella falsamente sue appella confusi i tempi e l'istorie da lei falsificate ammira e sé novella mentir non dubbia aver principio e nome dato alle genti di canute chiome se l'altre nazion con più vergogna spesso italia a tal favole soscrisse cui leggi ed arti e sacrifici disse noè che giano fu senza menzogna chi più intender agogna sien fabi o scipi o altri ecco una sola romulea famigliola di numero e virtude a quanti sogna eroi grecia cantando sopravola generosi latini i vostri esempi sien vostra tèma contra i falsi e gli empi la gran donna ch'a cesare comparse sul rubicon temendo a sé rovina dall'introdotta gente pellegrina onde 'l suo imperio pria crescer apparse sta con le membra sue lacere e sparse e co' crin mozzi in servitù meschina né già si vede per l'onor di dina simeone o levi più vergognarse or se gierusalemme a nazarette non ricorre o ad atene ove ragione o celeste o terrestre prima stette non fiorirà chi 'l primo onor le done ché ogni erode è straniero e mal promette serbar il seme della redenzione nuova arca di noè che mentre inonda l'aspro flagel del barbaro tiranno sopra l'italia dall'estremo danno serbasti il seme giusto in mezzo all'onda qui di discordia e di servitù immonda inviolata eroi chi ponno e sanno produci sempre onde a ragion ti fanno vergine intatta e madre alma e feconda maraviglia del mondo pia nepote di roma onor d'italia e gran sostegno de' prencipi orologio e saggia scuola per mai non tramontar se' qual boote tarda in guidare il tuo felice regno di libertà portando il pondo sola le ninfe d'arno e l'adriatica dea grecia che tenne l'insegne latine le contrade siriache e palestine e l'onda eussina e la partenopea l'audace industria tua regger dovea che superolle e d'asia ogni confine d'africa e d'america le marine e ciò che senza te non si sapea ma tu a te strana le vittorie lasci per piccol premio ad altri però c'hai debole il capo e le membra possenti genoa del mondo donna se rinasci di magnanima scuola e non avrai schiave a' metalli le tue invitte genti sopra i regni ch'erede fan la sorte di lor dominio tu polonia t'ergi che mentre 'l morto re di pianto aspergi dal figlio ad altri lo scettro trasporte dubbiosa che non sia quel saggio e forte ma in più cieca fortuna ti sommergi scegliendo incerta s'aduni o dispergi prencipe di ventura e ricca corte deh cerca fuor di zelo in umil tende caton minoi pompili e trismegisti ché dio a tal fin non cessa mai di farne questi fan poche spese e molti acquisti immortali intendendo che gli rende virtù e gran gesti non gran sangue e carne se voi più innalza al cielo o ròcche alpestre libertà don divin che sito altero perché occupa e mantien d'altri l'impero ogni tiranno con le vostre destre per un pezzo di pan di ampie finestre spargete il sangue senza far pensero se a dritto o a torto uscite all'atto fero onde il vostro valor poi si calpestre ogni cosa è de' liberi alli schiavi nobile veste e cibo come a voi la croce bianca e 'l prato si contende deh gite a liberarvi con gli eroi gite omai ritogliendo a' signor pravi il vostro che sì caro vi si vende da roma ad ostia un pover uom andando fu spogliato e ferito da' ladroni lo vider certi monaci santoni e 'l cansâr sul breviaro recitando passò un vescovo e quasi nol mirando sol gli fe' croci e benedizioni ma un cardinal fingendo affetti buoni seguitò i ladri lor preda bramando alfin giunse un tedesco luterano che nega l'opre ed afferma la fede l'accolse lo vestìo lo fece sano chi più merita in questi chi è più umano dunque al voler l'intelligenza cede la fede all'opre la bocca alla mano mentre quel che si crede s'a te ed agli altri è buono e ver non sai ma certo è a tutti il vero ben che fai nessun ti venne a dir io son tiranno né il sa dir né dirà son anticristo ma chi è più fino scelerato e tristo per santità ti vende il proprio danno ma il baro la puttana e 'l saccomanno d'astuzie sì divote mal provvisto si crede esser peggior ché agli altri è visto e poco è il male in cui poco è l'inganno ti puoi guardar son facili a piegarsi questi e i samaritani a' farisei che sé ingannano e gli altri dio prepose né a voce né a' miracoli provarsi bontà si dèe ma in fatti tanti dèi questa falsa misura in terra pose nessun ti verrà a dire io son sofista ma di perfidie la scuola più fina larve e bugie sottil dà per dottrina e vuol esser tenuta evangelista ma l'aretino con sua setta trista che bevetter di cinici in cantina di sue ciarle mostrando fiori e spina di bene e mal ci fa tutto una lista per giuoco non per fraude ed ha a vergogna parer men tristo degli altri c'han doglia che di tant'arte si scuopra la fogna onde serran le bocche altrui e si spoglia ognor il libro e veste di menzogna citato in testimon contra lor voglia gli affetti di pluton portan al cuore il nome di giesù segnano in fronte perché non siano lor malizie c¢nte a chi gli guarda dalla scorza in fuore o dio o senno e sacrosanto ardore d'ogni possanza larghissimo fonte dammi le forze c'ho le voglie pronte onde ognun vegga a chi fa tanto onore lo zel ch'io porto al tuo benigno nome ed alla verità sincera e pura questo veggendo fa ch'io mi dischiome chi può più comportar tanta sciagura che sacrosanto e divino si nome chi spoglia pur gli morti in sepoltura padre che stai nel ciel santificato perché sia il nome tuo venga oramai il regno tuo che in terra sia osservato il tuo voler sì come in ciel fatto hai e 'l cibo all'alma ed al corpo pregiato danne oggi e ci perdona obblighi e guai come noi perdoniamo agli altri ancora né ci tentar ma d'ogni mal siam fuora vilissima progenie con che faccia del padre che sta in ciel vi fate figli se schiavi a' vizi a can sète a conigli c'han scorza d'uom a guisa di lumaccia ché 'l pecoreccio per virtù si spaccia dagli astuti sofistici consigli che di tal bestie son gli aurati artigli ciò al sommo padre insegnando che piaccia mira ben ignorante qual buon padre soggetta i figli a peggior né a simìle né pur al capro le caprigne squadre se angeli non avete il vostro ovile regga il senno comun perché idoladre dall'uom scorrete ad ogni cosa vile dov'è la libertà e 'l valor gentile ch'a tanta figliolanza si conviene dell'uom figlio non è pulce se bene nasce da lui ma chi animo ha virile se principe di grande o basso stile cosa comanda opposta al sommo bene chi di voi la ricusa o non si tiene felice a farla e dimostrarsi umìle dunque agli uomini a' vizi ed a' metalli con l'animo e col sangue voi servendo ma a dio solo in parole e per usanza siete d'idolatria nel golfo orrendo ahi s'ignoranza indusse tanti falli tornate al senno per la figliolanza allor potrete orar con ogni istanza che venga il regno ove il divin volere come si fa nelle celesti sfere si faccia in terra e frutti ogni speranza ché i poeti vedran l'età ch'avanza ogn'altra come l'òr tutte minere e 'l secolo innocente che si chere ch'adam perdéo darà la pia possanza goderanno i filosofi quel stato che d'ottima repubblica han descritto che in terra ancora mai non s'è trovato e i profeti in sion fuor di dispitto lieto israel da babilon salvato con più stupor che l'esito d'egitto mentre l'aquila invola e l'orso freme rugge il leon e la cornacchia insana insulta l'agno in cui si transumana nostra natura e la colomba geme mentre pur nasce la zizania insieme col buon frumento nella terra umana nutricasi la setta empia e profana che 'l ben schernisce della nostra speme ché 'l giorno vien che gli fieri giganti famosi al mondo tinti di sanguigno a cui tu applaudi con finti sembianti rasi di terra al tartaro maligno fien chiusi teco negli eterni pianti cinti di fuoco e d'orrido macigno la scuola inimicissima del vero dal principio divino tralignante pasciuta d'ombre e di menzogne tante sotto taida sinon giuda ed omero dice lo spirto a riveder l'impero tornando in terra il senno trionfante l'ampolla del quinto angelo versante giusto sdegno terribile e severo di tenebre fia cinta e l'impie labbia le lingue disleal co' fieri denti stracceransi l'un l'altro per gran rabbia in malebolge gli animi dolenti per maggior pena dall'arsiccia sabbia vedran gli spirti pii lieti e contenti se fu nel mondo l'aurea età felice ben essere potrà più ch'una volta ché si ravviva ogni cosa sepolta tornando 'l giro ov'ebbe la radice ma la volpe col lupo e la cornice negano questo con perfidia molta ma dio che regge e 'l ciel che si trasvolta la profezia e 'l comun desir lo dice se infatti di “mio” e “tuo” sia 'l mondo privo nell'util nel giocondo e nell'onesto cangiarsi in paradiso il veggo e scrivo e 'l cieco amor in occhiuto e modesto l'astuzia ed ignoranza in saper vivo e 'n fratellanza l'imperio funesto non piaccia a dio che di comedie vane siam vaghi noi ne' tragici lamenti studiosi e nelle scuole di tormenti del fine instante delle cose umane il giorno vien che le sètte mondane batte e riversa e mette gli elementi sottosopra per far lieti e contenti gli spirti vòlti alle rote sovrane vien l'altissimo sire in terrasanta a tener corte e sacro consistoro come ogni salmo ogni profeta canta ivi spander di grazie il suo tesoro vuol nel suo regno proprio seggio e pianta del divin culto e dell'età dell'oro convien al secol nostro abito negro pria bianco poscia vario oggi moresco notturno rio infernal traditoresco d'ignoranze e paure orrido ed egro ond'ha a vergogna ogni color allegro che 'l suo fin piange e 'l viver tirannesco di catene di lacci piombo e vesco di tetri eroi e d'afflitte alme intègro dinota ancora la stoltizia estrema che ci fa ciechi tenebrosi e grami onde 'l più oscuro il manco par che prema tempo veggo io ch'a candidi ricami dove pria fummo la ruota suprema da questa feccia è forza ne richiami veggo in candida robba il padre santo venir a tener corte e i senatori con lui di simili abiti e colori e 'l bianco agno immortal sedergli a canto e finir di giovanni il lungo pianto avendo il gran leon giudeo gli onori d'aprir il fatal libro uscendo fuori il bianco corridor del primo canto le prime anime belle in bianche stole incontran lui che su la bianca nube vien cinto da' suo' bianchi cavalieri taccia il popol moresco che non vuole udir il suon delle divine tube l'alba colomba scaccia i corbi neri già sto mirando i primi erranti lumi sopra il settimo e nono centenario dopo alcuni anni insieme in sagittario raccozzarsi a mutar legge e costumi e te mercurio che l'impresa assumi di promulgar qual pronto segretario quel che poi leggi nell'eterno armario già statuirsi ne' possenti numi sul merigge d'europa nel tuo giorno nella decima casa eccovi in corte e 'l sol vosco consente in capricorno oh voglia dio ch'i' arrivi a sì gran sorte di veder lieto quel famoso giorno c'ha a scompigliare i figli della morte del spazio immenso a' siti originali del ciel stellato i cardini congiunti donde or per molti gradi son disgiunti eran di cristo nelle ore natali mutava l'anno e i secoli mortali febo di capricorno ne' due punti dov'ora il veggo e nel primo raggiunti trigono i lumi erranti principali in mobil segni han l'assidi e 'n consiglio seco han mercurio e presto vien più grande a lor poi marte a ponere scompiglio ecco ceder le sètte empie e nefande al primo senno e s'io fuor di periglio sarò predicherò cose ammirande molti secoli son che l'uman germe vinto dal rio costume al mondo diede genti doppie di sesso e doppia fede pronti agl'inganni alle virtuti inferme in mezzo a tanti mali io per vederme stavo piangendo ed ecco che s'avvede europa in parte dove men possiede ambo gli porti di lussuria il verme quel che aspettavan tutti vati insieme veggo più venti correre a vendetta contra la belva onde natura geme un destrier bianco il suo cammino affretta di nostra redenzion verace speme l'adultera il destin temendo aspetta babel disfatta che fu l'aurea testa venne l'argenteo petto persia a cui ventre e cosce di rame siete vui macedoni a cui roma ultima resta fûr due gambe di ferro note in questa ma le dita han di terra i piedi sui significando i regni or sparti e bui di chi fu schiava ed or donna funesta ahi terra arsiccia donde sempre fuma vanagloria superbia e crudeltate che infetta acceca annegrica e consuma ma voi la bibbia e daniel negate per schifar questo ch'è vostra costuma coprirvi di menzogna e falsitate come va al centro ogni cosa pesante dalla circonferenza e come ancora in bocca al mostro che poi la devora donnola incorre timente e scherzante così di gran scienza ognuno amante che audace passa dalla morta gora al mar del vero di cui s'innamora nel nostro ospizio alfin ferma le piante ch'altri l'appella antro di polifemo palazzo altri d'atlante e chi di creta il laberinto e chi l'inferno estremo ché qui non val favor saper né pietà io ti so dir del resto tutto tremo ch'è ròcca sacra a tirannia segreta sciolto e legato accompagnato e solo gridando cheto il fiero stuol confondo folle all'occhio mortal del basso mondo saggio al senno divin dell'alto polo con vanni in terra oppressi al ciel men volo in mesta carne d'animo giocondo e se talor m'abbassa il grave pondo l'ale pur m'alzan sopra il duro suolo la dubbia guerra fa le virtù c¢nte breve è verso l'eterno ogn'altro tempo e nulla è più leggier ch'un grato peso porto dell'amor mio l'imago in fronte sicuro d'arrivar lieto per tempo ove io senza parlar sia sempre inteso d'italia in grecia ed in libia scorse bramando libertà catone il giusto né potendo saziarsene a suo gusto sino alla morte volontaria corse e 'l sagace annibàl quando s'accorse che schifar non potea l'imperio augusto l'anima col velen svelse dal busto onde anche cleopatra il serpe morse fece il medesmo un santo maccabeo bruto e solon furor finto coperse e davide temendo il re geteo però là dove iona si sommerse trovandosi l'astratto quel che feo al santo senno in sacrificio offerse non è brutto il demòn quanto si pinge sta ben con tutti a tutti cortesia la più sentenza eroica è la più pia un piccol vero gran favola cinge il paiuol della pentola più tinge nera chiamarla dunque non dovria libertà bramo e chi non la desia ma il viver sporca chi per viver finge chi si governa mal spesso si duole se pur lo dite a me ditelo a tanti gran profeti e filosofi ed a cristo né il saper troppo come alcun dir suole ma il poco senno degli assai ignoranti fa noi meschini e tutto il mondo tristo ben seimila anni in tutto 'l mondo io vissi fede ne fan l'istorie delle genti ch'io manifesto agli uomini presenti co' libri filosofici ch'io scrissi e tu marmeggio visto ch'io mi ecclissi ch'io non sapessi vivere argomenti o ch'io fossi empio e perché il sol non tenti se del fato non puoi gli immensi abissi se a' lupi i savi che 'l mondo riprende fosser d'accordo e' tutto bestia fôra ma perché uccisi s'empi eran gli onora se 'l quaglio si disfà gran massa apprende e 'l fuoco più soffiato più s'accende poi vola in alto e di stelle s'infiora tu che forza ed amor mischiando reggi e muovi gli enti simili e diversi ordinati a quel fine ond'io scoversi il fato l'armonia di tutte leggi s'è ver che i prieghi di cosa correggi non decretata negli eterni versi ma solo i tempi prosperi e perversi d'affrettar o tardar ne privileggi così prego io che tant'anni mi truovo di sciocchi e d'empi favola e versaglio e nuove ingiurie e pene ognora pruovo allevia abbrevia dio tanti travagli ché tu pur non farai consiglio nuovo se a libertà antevista quinci saglio come vuoi ch'a buon porto io mi conduca se de' compagni dati io veggio a prova altri infedeli e chi fede ha si trova che senno in lui pochissimo riluca e 'l fido e saggio come lepre in buca timor nasconde o fugge e non mi giova e se l'audacia in tal virtù si cova cattività ed inopia le manuca l'onor tuo l'util mio la ragion sprezza vaneggiante l'aiuto che m'invii per cui m'annunzi libertà e grandezza credo e farò se gli empi vòi far pii ma vorrei per alzarmi a tanta altezza ch'io m'intuassi come tu t'immii non licida né driope né licòri pôn mai niblo gentil farti immortale se d'amor infinito oggetto eguale l'ombre non son né gli cadenti fiori la bellezza che in altri ammiri e adori nell'anima tua diva più prevale per cui lo spirto mio spiega anche l'ale verso le note degli eterni ardori illustra dunque quel che 'n te risplende con l'amor di virtù che mai non manca e laudi immense da dio solo attende di far conto con gli uomini omai stanca l'anima mia la tua richiama e rende alla scuola di dio con carta bianca telesio il telo della tua faretra uccide de' sofisti in mezzo al campo degli ingegni il tiranno senza scampo libertà dolce alla verità impetra cantan le glorie tue con nobil cetra il bombino e 'l montan nel brettio campo e 'l cavalcante tuo possente lampo le ròcche del nemico ancora spetra il buon gaieta la gran donna adorna con diafane vesti risplendenti onde a bellezza natural ritorna della mia squilla per li nuovi accenti nel tempio universal ella soggiorna profetizza il principio e 'l fin degli enti senno ed amor innanzi a primavera degli anni tuoi t'han dato o bina l'ale a volar con adam guida fatale per molti spazi della nostra sfera così s'arriva alla virtute intiera virtù ch'a voi dà gloria e morte al male mal che gran tempo te germania assale germania che de' suoi figli dispera ma in te grazie divine eroica prole leggendo il cielo scorge il senno mio deh lascia al volgo errante ciance e fole tu con animo ardente altiero e pio bandisci guerra alle falsarie scuole ch'io vincitor ti veggo e veggo in dio portando in man la cinica lucerna scorri tobia l'europa asia ed egitto finché i piedi d'ausonia in luogo hai fitto dov'io nascosto in ciclopea caverna fatal brando a te tempro in luce eterna contra abaddon ch'oscura il vero e 'l dritto di quanto in nostra scuola già s'è scritto a gloria di chi noi fece e governa contra sofisti ipocriti e tiranni d'armi del primo senno ornato vai la patria a liberar di tanti inganni mal se torci gran ben s'indrizzerai virtute diligenza ingegno ed anni verso l'aurora degli eterni rai temo che per morir non si migliora lo stato uman per questo io non m'uccido ché tanto è ampio di miserie il nido che per lungo mutar non si va fuora i guai cangiando spesso si peggiora perch'ogni spiaggia è come il nostro lido per tutto è senso ed io il presente grido potrei obbliar com'ho mill'altri ancora ma chi sa quel che di me fia se tace omnipotente e s'io non so se guerra ebbi quand'era altro ente ovvero pace filippo in peggior carcere mi serra or che l'altr'ieri e senza dio nol face stiamci come dio vuol poiché non erra a te tocca o signore se invan non m'hai creato d'esser mio salvatore per questo notte e giorno a te lagrime e grido quando ti parrà ben ch'io sia ascoltato più parlar non mi fido ché i ferri c'ho d'intorno ridonsi e fanmi scorno del mio invano pregare degli occhi secchi e del rauco esclamare questa dolente vita peggior di mille morti tant'anni è sepelita che al numero io mi trovo delle perdute genti qual senza aiuto uom libero tra morti di morte e non di stenti a' quali il mio composto sol vive sottoposto nel centro ad ogni pondo di tutte le rovine ahimè del mondo gli uccisi in sepoltura dati da te in obblio de' quai non hai più cura de' sotterranei laghi nell'infimo rinchiuso di morte fra le tenebre sembro io qui un mar di guai confuso pien di mostri e di draghi sopra di me si aduna e 'l tuo furor spirando aspra fortuna dagli amici disgiunto sono e opprobrio al mio sangue di scorni e d'orror punto che fiutar non mi vuole né potrebbe volendo me abbominato qual pestifero angue e 'l tradimento orrendo lor fai apparir sole verso cotanta mole di paure e di affanni perch'io mendìco sol qui pianga gli anni signor a cui son figlie le pietose preghiere le tue gran maraviglie e grazie in me non mostri faraile a' morti note o il fisico a cantar tue glorie altere risuscitar gli puote o fia ne' ciechi chiostri chi narri gli onor vostri o qui al buio alcun scerne tra obblio e perdizion tue pruove eterne quinci io pur sempre esclamo sera e dì ti prevengo libertà signor bramo e tu pur non m'ascolti ma volgi gli occhi altrove povero io nacqui e di miserie vengo nutrito in mille prove poscia tra i saggi e stolti alzato mi trasvolti con terribil prestezza nella più spaventevole bassezza sopra me si mostrâro tutti gli sdegni tuoi tutti mi circondâro come acqua tutti insieme ahi come stansi fermi né che m'aiuti alcun permetter vuoi la gente del mio seme m'allontanasti e preme duro carcer gli amici altri raminghi vanno ed infelici va' amaro lamento tratto di salmodia ch'è d'altri profezia ma di me troppo assai vero argomento vanne allo spirto santo di cui se' parto santo forse avrà per sua figlia alcun contento che non merta il mio accento omnipotente dio benché del fato invittissima legge e lunga pruova d'esser non sol mie' prieghi invano sparsi ma al contrario esauditi mi rimuova dal tuo cospetto io pur torno ostinato tutti gli altri rimedi avendo scarsi che s'altro dio potesse pur trovarsi io certo per aiuto a quel n'andrei né mi si potria dir mai ch'io fosse empio se da te che mi scacci in tanto scempio a chi m'invita mi rivolgerei deh signor io vaneggio aita aita pria che del senno il tempio divenga di stoltizia una meschita ben so che non si trovano parole che muover possan te a benivolenza di chi amar non destinasti ché 'l tuo consiglio non ha penitenza né può eloquenza di mondane scuole piegarti a compassion se decretasti che 'l mio composto si disfaccia e guasti fra miserie cotante ch'io patisco e se sa tutto 'l mondo il mio martoro il ciel la terra e tutti i figli loro perché a te che lo fai l'istoria ordisco e s'ogni mutamento è qualche morte tu dio immortal ch'io adoro come ti muterai a cangiar mia sorte io pur ritorno a dimandar mercede dove il bisogno e 'l gran dolor mi caccia ma non ho tal retorica né voce ch'a tanto tribunal poi si confaccia né poca carità né poca fede né la poca speranza è che mi nuoce e se com'altri insegna pena atroce che l'anima pulisca e renda degna della tua grazia si ritrova al mondo non han l'alpe cristallo così mondo ch'alla mia puritade si convegna cinquanta prigioni sette tormenti passai e pur son nel fondo e dodici anni d'ingiurie e di stenti stavamo tutti al buio altri sopiti d'ignoranza nel sonno e i sonatori pagati raddolcîro il sonno infame altri vegghianti rapivan gli onori la robba il sangue o si facean mariti d'ogni sesso e schernian le genti grame io accesi un lume ecco qual d'api esciame scoverti la fautrice tolta notte sopra me a vendicar ladri e gelosi e que' le paghe e i brutti sonnacchiosi del bestial sonno le gioie interrotte le pecore co' lupi fûr d'accordo contra i can valorosi poi restâr preda di lor ventre ingordo deh gran pastor il tuo can la tua lampa da' lupi omai difende e da' ladroni fa noto il tutto all'ignorante gregge ché se mia luce e voce pur tuoi doni lasci spacciare per peccato in stampa più dannato fia il sole e la tua legge ma s'altra colpa è pur che mi corregge sai che non può volarsi senza penne della tua grazia né senza io le merto pur sempr'ho l'occhio al tuo splender aperto che fallo è il mio se dentro egli non venne ma sciogli bocca e fai tuo messaggero gilardo e con qual merto màncati la ragion forse o l'impero parlo teco signor che mi comprendi e dell'accuse altrui poco mi cale io ben confesso che del mondo hai cura e ch'a nulla sua parte vogli male quantunque a ben del tutto che più intendi senza annullarle le muti a misura in che consiste proprio la natura e tal mutanza male e morte noi di qualità o di essenza sogliam dire ch'è del tutto alma vita e bel gioire bench'alle parti tanto par ch'annoi così del corpo mio più morti e vite veggo andare e venire di parti a ben del tutto in vita unite il mondo dunque non ha male ed io di mali innumerabili sto oppresso per letizia del tutto e d'altre parti ma se alle particelle hai pur concesso d'invocar chi l'aiuta “proprio dio” ché a tutti gli enti il tuo valor comparti e le mutanze lor con segrete arti addolcisci amoroso temperando necessitate fato ed armonia possanza senno amor per ogni via m'è avviso ch'a pregarti ritornando truovi rimedio alcun che rallentarmi possa la pena ria o 'l dolce crudo amor di vita trarmi cosa il mondo non ha che non si muti né che del suo mutarsi non si doglia né che del suo dolersi dio non preghi fra' quali molti son cui avvenir soglia che come tu vuoi l'aiuti e molti ancora a cui l'aiuto neghi come dunque io saprò per cui ti pieghi s'io presente non fui al consiglio antico argomento verace alfin m'addita che quella orazion sia esaudita che con ragione e puramente io dico così spesso non sempre nel tuo volto sentenza è diffinita che 'l campo frutti ben s'egli è ben c¢lto del mio contrito e ben arato suolo la coltura mi reca gran speranza ma più lo sol del senno che 'l feconda che molte stelle forse sopravanza esser predestinato sopra il polo che la preghiera mia non si confonda e ch'abbia il fine a cui di mezzi abbonda pur da te infusi e previsti con condizion pregò cristo sapendo che schivar non potea il calice orrendo e l'angel suo rispose al gran governo convenir ch'egli muoia io senza prego risposta ricevendo dal mio diversa che sovente allego canzon di' al mio signor chi per te giace tormentato in catena intra una fossa dimanda come possa volar senza ale o manda o tu insegna come la ruota fatale è ben mossa e se si truova in ciel lingua mendace ma parrai troppo audace senza l'altra ch'or teco uscir disegna se ha' destinato ch'io ben sparga il seme avrai forse voluto che ben mieta perché dunque sì tarda il giusto fine perché le stelle fai e più d'un profeta i tuo' doni e scienze vani insieme perché le forze e le voglie divine il nemico schernisce e le rovine ch'a lui si converrian a me rivolve perché tra 'l fato un'animata terra bestemmia e nega dio s'egli non erra e me che t'amo in tante pene involve quando ignorai e negai molto impetrai con chi il tuo nome atterra or ch'io t'adoro vo traendo guai se tu già m'esaudisti peccatore perch'or non m'esaudisci penitente perch'a bocca il tuo nume dispregiante le porte apristi e me lasci dolente preda al nemico e riso al traditore così m'hai dato il corridor volante ogni tiranno è contra i tuoi costante e 'n ben trattar chi a' suo' piaceri applaude e tu gli amici tuoi sempre più aggravi e nel lor sangue l'altrui colpe lavi che maraviglia se cresce la fraude moltiplicano i vizi e le peccata ché ad onta nostra i pravi si vantan che dài lor vita beata io con gli amici pur sempre ti scuso ch'altro secolo in premio a' tuoi riserbi e che i malvagi in sé sieno infelici sempre affligendo gli animi superbi sdegno ignoranza e sospetto rinchiuso e che di lor fortune traditrici traboccan sempre al fine ma gli amici se quelli dentro e noi di fuor siamo tutti meschini chieggon la cagione che fa nel nostro mal tue voglie buone che se gli altri enti e noi figli d'adamo doveamo trasmutarci a ben del tutto di magione in magione perché non fai tal muta senza lutto senza lutto se fosse senza senso sarian le cose e senza godimento né l'un contrario l'altro sentirebbe né ci saria tra lor combattimento né generazione e 'l caos immenso la bella distinzione assorbirebbe e pur nel punto che mutar si debbe la cosa uopo è che senta perch'all'altra resista e faccia ch'ella si muti anco secondo il fato vuol né più né manco chi regge il mondo or qui tuo senno scaltra io teco disputando vinto e lasso cancello e metto in bianco le mie ragioni in altro conto passo solevo io dir fra me dubbiando come d'erbe e di bruti uccisi per mia cena non curo il mal né a' supplicanti vermi dentro a me nati do favor ma pena anzi il sol padre e terra madre il nome struggon de' figli e i lor composti infermi così dio non sol pare che s'affermi che del mal nostro pietade nol punga ma ch'egli sembri il tutto onde ne goda trarci di vita in vita con sua loda che fuor del cerchio suo mai non si giunga o pur che in dio fosse divario dolce dissi ragion men soda come in vertunno è che 'l nostro soffolce or ti rendo signor fermezza intègra che i prieghi e 'l variar d'ogni ente fue da te antevisto e non ti è un iota nuovo ch'un tuo primo voler possa or far due d'essere e di non essere s'intégra per l'un la fermo per l'altro la muovo che da te sia da sé non sia la truovo per sé si muta e per te non s'annulla la creatura e stassi te imitando e mutasi tua idea rappresentando che in infinite fogge la trastulla per non poterla tutta in un mostrare infinità mancando a questa nel cui male il tuo ben pare le colpe di natura ancor dichiaro in cui si fondan l'altre del costume per la continoa guerra ch'indi avviene che l'un l'altro non è non dal tuo nume ma dal niente origine pigliâro né toglier la discordia a te conviene né far che l'un sia l'altro perché 'l bene di tanti cangiamenti sarìa spento né la tua gloria nota in tante forme gioiose mentre stanno a te conforme dogliose mentre vanno al mutamento dove il niente le chiama ond'io veggio che il tuo senno non dorme ma io in niente assorbito vaneggio sì come il ferro di natura impuro sempre s'arruggia e 'l fabbro invita all'opra così le cose dal niente nate tornan sempre al niente e dio sta sopra ché non s'annullin ma di quel che fûro in altro essere e vita sien recate s'e' fregia nostra colpa e nullitate dio ringraziar debbiam non lamentarci ed io vie più che gli altri che son meno onde di guai mi truovo sempre pieno ma se de' pannilini i vecchi squarci carta facciam che noi di morte rape d'eternitade al seno che fia di me se dio di noi più sape ma perché più degli altri io fui soggetto alle doglienze della vita nostra ché in questa o in altra aspetti miglior sorte e in quelli forza e in te saper dio mostra ma perché l'una e l'altro io non ho stretto ché se' parte e non tutto e perché forte fu e savio chi a golia donò la morte quel ch'era in lui in te non è or bisogno perché così ché l'ordine fatale ottimo il volle che dio fece tale miser so men quanto saper più agogno miserere di me signor se puoi far corto e lieve il male senza guastar gli alti consigli tuoi canzon di' al mio signor ch'io ben conosco ch'ogni cosa esser puote migliore a sé ma non all'universo ch'e' già sarìa disperso se uguali al sol fussero l'altre ruote del mio desir non vòte ma più ho da dirli aspetta la tua terza sorella che non tarda sarai in mezzo eletta e più a grazia impetrar forse gagliarda vengo a te potentissimo signore sapientissimo dio amorosissimo ente primo ed uno miserere del nostro antico errore cessi ornai l'uso rio non sia più l'uno all'altro uomo importuno tornin dove io gli aduno alla prima ragion tua donde errando siamo trascorsi a diverse menzogne talché ognun par ch'agogne farsi degli altri dio gli occhi abbagliando al popol miserando già di cieca paura sforzato a perseguir chi ben gli adduce ond'io sto in sepoltura perché lor predicai la prima luce per l'unità ti priego viva e vera per cui disfarsi stimo la discordia la morte e l'empio inganno per la possanza universal primera e per lo senno primo e per lo primo amor ch'un ente fanno togliene omai quel danno che da valor da senno e d'amor fìnti tirannide sofismi ipocrisia spande pur tuttavia che l'alme e i corpi a pugna cieca ha spinti fra lacci e laberinti ove par che sia meglio non veder l'uscio a chi forza non have e me n'hai fatto speglio quando senz'arme m'hai dato la chiave per le medesme eminenze ch'io soglio dir di se stesse oggetti essenza verità e bontade insieme ti prego s'io di maschere le spoglio quella colpa rimetti che tôrre i falsi dèi dall'uman seme vantansi e più ci preme chi vide ch'unquanco in terra si faccia il tuo voler sì come si fa in cielo chi d'ignoranza il velo chi il giogo sotto gli empi che n'allaccia in fatti rompe o straccia sol libertà può farci forti sagaci e lieti e 'l suo contrario valere a consumarci di sei milla anni mostra il gran divario poi ti prego ti supplico e scongiuro per l'influenze magne necessità fato armonia che 'l regno dell'universo mantengon sicuro tue figlie non compagne per lo spazio ch'è base al tuo disegno per la mole all'ingegno pel caldo e per lo freddo d'elementi gran fabbri e per lo cielo e per la terra pe' frutti di lor guerra pel tempo e per le statue tue viventi stelle uomini ed armenti per tutte l'altre cose per cristo senno tuo prima ragione che dalle sorti ascose spezzi la crudel mia lunga prigione se mi sciogli io far scuola ti prometto di tutte nazioni a dio liberator verace e vivo s'a cotanto pensier non è disdetto il fine a cui mi sproni gl'idoli abbatter far di culto privo ogni dio putativo e chi di dio si serve e a dio non serve pôr di ragione il seggio e lo stendardo contra il vizio codardo a libertà chiamar l'anime serve umiliar le proterve né a' tetti ch'avvilisce fulmine o belva dir canzon novelle per cui siòn languisce ma tempio farò il cielo altar le stelle deh risorga a pietà l'amor eterno e l'infinito senno proponga l'opra al gran valor immenso che il duro scempio del mio lungo inferno vede senza il mio cenno sei e sei anni che 'n pena dispenso l'afflizion d'ogni senso le membra sette volte tormentate le bestemmie e le favole de' sciocchi il sol negato agli occhi i nervi stratti l'ossa scontinoate le polpe lacerate i guai dove mi corco li ferri il sangue sparso e 'l timor crudo e 'l cibo poco e sporco in speme degna di tua lancia e scudo farsi scanni gli uman corpi a' giganti gli animi augei di gabbia bevanda il sangue e di lor prave voglie le carni oggetto e le fatiche e i pianti giuoco dell'empia rabbia maniche a' ferri usati a nostre doglie l'ossa e le cuoia spoglie de' nostri sensi testimoni e spie false contra noi stessi e ch'ogni lingua l'altrui virtute estingua e fregi i vizi lor con dicerie vedrai da queste arpie più dal tuo tribunale che pel tuo onor mia angoscia se non basta ti muova il comun male a cui la providenza più sovrasta se favor tanto a me non si dovea per destino o per fallo sette monti arti nuove e voglia ardente perché m'hai dato a far la gran semblea e 'l primo albo cavallo con senno e pazienza tanta gente vincere dunque mente tanto stuol di profeti che tu mandi ed ogn'anima santa che già aspetta veder la tua vendetta falsa sarà per gloria di nefandi più prodigi e più grandi il tuo nume schernito qual muto idolo agogna oggi che quei ch'i mostri han sovvertito di samaria d'egitto e di caldei tre canzon nate a un parto da questa mia settimontana testa al suon dolente di pensosa squilla ch'ostetrice sortilla ite al signor con facce e voce mesta gridando miserere del duol che 'l vostro padre ange e funesta né sia chi rieda a darmi altra novella dal rettor delle sfere che 'l fin promesso dell'istoria bella sia stato falso o vero il messaggiere cantando viva viva campanella anima mia a che tanto disconforto forse temi perir tra immensi guai tema il volgo tu sai dirsi morir chi fuor del suo ben giace se nulla in nulla si disfà giammai non può altronde chi a sé pria non è morto morte patir o torto né temer guerra chi a se stesso ha pace non ti muova argomento altro fallace se nativa prigion te non legasse legar non ti potria l'empio tiranno ch'e' non può far tal danno a' sciolti venti agli angeli alle stelle solo a lui male i tuoi tormenti fanno ma a te ben come se ti liberasse o ti risuscitasse chi da sepolcro o da prigion ti svelle ché l'uno e l'altro son l'umane celle dentro il gran spazio in cui lo mondo siede tutto consperso di serena luce che 'l sommo ente produce e di vive magion lucenti adorno dove han gli spirti repubblica e duce in libertà felice sol si vede nera la nostra sede dunque de' regni bianchi ch'ella ha intorno fu a' peccatori esilio e rio soggiorno il centro preme in sempiterna notte sotto ogni pondo i più rubbelli e 'l giro or letizia or martiro or tenebra ed or lume al mondo apporta che i proprii dal comun carcer sortîro né quindi uscendo in nulla son corrotte ma chi scende alle grotte tornar non può perché ivi al doppio è morta e chi va in alto al carcer odio porta se lo spirto corporeo che 'l calore ne' bruti e pur negli uomini ha produtto sempre esala al suo tutto né riede a noi quantunque esca a dispetto ignorando ch'a gaudio va dal lutto vie più la mente che di lui men muore tornando al suo fattore poi saggia e sciolta fugge il nostro tetto avviso che non erri al coro eletto é tutto opaco il corpo che ti cinge e sol ha due forami trasparenti né in lor le cose senti ma sol le specie e non qua' son ché l'onda le fa il cristallo e 'l corno differenti che 'l lume che le porta àltera e tinge né pur tuo specchio attinge a veder l'aria sottil che 'l circonda né gli angeli né cosa più gioconda indebolite luci e moti e forze delle cose che batton la muraglia del carcer che n'abbaglia sentiamo noi non le possenti o dive perché sfarìan la nostra fragil maglia né virtù occulta ammetton le sue scorze che per noi non si ammorze poche sembianze e di certezza prive solo ha chi meglio tra noi parla e scrive qual uomo a volo non vorria levarsi o più saltar a giugner ma noi lascia questa di morti cascia va col pensiero a più parti del mondo dove esser brama ma la grossa fascia non vuol che vada né possa internarsi dunque tien l'alma il tenebroso pondo l'allegrezza i desiri e i sensi in fondo di' come al buio hai tu distinto l'ossa i nervi soprasteso alle giunture tante varie testure di vene arterie e muscoli formasti le viscere le fibre e legature come il bodel si piega stringe e ingrossa come di carne rossa vestendo il tutto la testa scarnasti come il caldo obbedia come il frenasti non mi risponder quel ch'impari altronde e nell'anatomia ché non è tuo cotal saper ma suo di chi t'avvisa e pur t'inganni spesso come n'hai sperimenti più che duo or se in te ignori ciò che 'l corpo asconde e in altri spii risponde non essere a chi al buio sta concesso veder che fa né il luogo né se stesso pur se 'l vario nutrir t'ha fatto porre la fabbrica in obblio di' mo in che modo il nutrimento sodo all'ossa tiri ed a' nervi il viscoso ed agl'impuri vasi feccia e brodo come odi e vedi e pensi quando a scôrre ten vai nell'alta torre di' il respirar e 'l polso stretto e ondoso come dài al spirto fatica e riposo tu non sai quel che fai ch'altri ti guida come al cieco chi vede apre 'l cammino il tuo carcer sì fino per tu' avviso e suo giuoco il sir compose libera hai volontà sol don divino per meritar pigliando scorta fida no' macon cinghi o amida ma chi formò tua stanza e l'altre cose e perché prezzi il ben tra guai ti pose quante prende dolcezze e meraviglia l'anima uscendo dal gravante e cieco nostro terreno speco snella per tutto il mondo e lieta vola riconosce l'essenze e vede seco gli ordini santi e l'eroica famiglia che la guida e consiglia e come il primo amor tutti consola e quanti mila n'ha una stella sola questo ch'or temi di lasciar albergo tanto odierai che se di ferro e vetro per non sentir ferètro né scurità né doglia dio dicesse tel renderò ed in lui torna a tal metro crucciata del voler voltando il tergo in pianto mi sommergo risponderesti salvo se 'l rendesse tutto celeste qual cristo s'elesse mirando 'l mondo e le delizie sacre e quanti onor a dio fan gli almi spirti comincerai stupirti come egli miri pur la nostra terra picciola nera brutta e più vo' dirti dove ha tante biastemme orrende ed acre che par che si dissacre dove sta l'odio la morte e la guerra e l'ignoranza troppo più l'afferra vedrai pugnar contro la terra il cielo e 'l caldo bianco e la freddezza oscura e che d'essi natura per trastullo de' superi ne forma vento acqua pianta metal pietra dura del ciel scordarsi il caldo e contra 'l gelo vestirsi terren velo e come a suo' bisogni lo conforma e che doglia e piacer gli enti trasforma possanza senno amor da dio vedrai participar il tutto ed ogni parte ed usar la prima arte necessitade fato ed armonia per cui tanta comedia orna e comparte a dio rappresentando giuochi gai e divin fiati e rai che son l'anime umane a' corpi invia per far le scene con più leggiadria fia aperto il dubbio che torce ogn'ingegno perché i più savi e buoni han più flagelli e fortuna i più felli ché dio a que' die' le parti ardue del gioco per trarli a maggior ben da' lordi avelli e del suo mal goder lascia chi è degno e n'ho visto pur segno più indotti e schiavi e impuri amar non poco l'error la prigionia e l'infame loco il giuoco della cieca per noi fassi ride natura gli angeli e 'l gran sire vedendo comparire della primera idea modi infiniti premiando a chi più ben sa fare e dire se i nostri affanni son divini spassi perché vincer ti lassi miriamo i spettator vinciam le liti contra prìncipi finti stravestiti il carcere che 'n tre morti mi tieni con timor falso di morir dispreggio vanne al suolo tuo seggio ch'io voglio a chi m'è più simile andarmi né tu se' quel che prima ebbi io ma peggio che sempr'esali e rifatto altro vieni da quel che prandi e ceni onde lo spirto tuo nuovo ognor parmi or perché temo in tutto io di sbrigarmi piangendo dici io ti levai mia testa le man scrivemmo i piè t'abbiam portato dispregiarne è peccato di più te il dolor stringe e 'l riso spande ti prende obblio ed inganno ché se' un fiato e la puzza greva odor cresce e desta che sparso in aere resta perché noi gloria venere e vivande sprezzi ove certo vivi e molto e grande compagno se in obblio le doglie hai posto quando di terra in erba e in carne sei fatto di membri miei pur questa obblierai ch'or ti martìra di farti terra e poi godrai di lei per farne altri lavori ha dio disposto disfare il tuo composto ma in tutto il primo amor dolcezza spira poi sarai mio se 'l tutto al tutto aspira s'or debbo a ciò che fosti e sarai mio porterò un monte ma l'arte soprana quanto ti trasumana staremo insieme né pensar ch'io tema disfarmi in nulla o in cosa da me strana l'animal spirto in cui involto sono io prende inganno ed obblio ed io per lui quando egli cresce e scema patisco anch'io ma non mutanza estrema desir immenso delle cose eterne e 'l vigor per cui sempr'alto più intendo e terra e ciel trascendo se nulla eccede di sue cause il fine mostran che d'aria e dal sol non dipendo né di cose caduche ma superne ecco che mi discerne da te ch'ami e sai solo il tuo confine e pur gran pruove d'altre alme divine la morte è dolce a chi la vita è amara muoia ridendo chi piangendo nasce rendiam queste atre fasce al fato omai ch'usura tanta esige ch'avanza il capital con tante ambasce l'udito i denti vuol la vista cara prendi il tuo terra avara perché me teco ancor non porti a stige beato chi del tempo si transige tu morte viva nido d'ignoranza portatile sepolcro e vestimento di colpa e di tormento peso d'affanni e di error laberinto mi tiri in giù con vezzi e con spavento perch'io non miri in ciel mia propria stanza e 'l ben ch'ogn'altro avanza onde di sua beltà invaghito e vinto non sprezzi e lasci te carbone estinto filosofia di fatti il senno vuole che l'ultime due tuniche or mi spoglia ch'è del viver la voglia e d'aver laude scrivendo e parlando doglia è lasciarle ma smorza ogni doglia chi nella mente sua il gran senno cole seco vuole e disvòle di lui se stesso in se stesso beando onor non ha chi d'altri il va cercando se fusse meglio a tutto l'universo alla gloria divina ed a me ancora ch'io di guai fosse fuora liberato m'avria l'omnipotente ch'astuzia e forza contra lui non fôra tiranno incrudelisci ad ogni verso sbrani e mangi il perverso ché non è mal là dove dio consente non doni legge al medico il languente empio colui non sol ma ancora stolto che 'n croce giubilar piero ed andrea veggendo e che si bea attilio ne' tormenti e muzio e polo non sa avanzar la setta epicurea che sol piacer ha del piacer raccolto traendo gaudio molto pur come fan gli amanti anche dal duolo ché 'l primo amor ci leva a tanto volo fuggite amici le scuole mondane alto filosofar a noi conviensi or c'han visto i miei sensi non più opinante son ma testimonio né sciocche pruove ho de' secreti immensi già gusto quel che sia di cristo il pane deh sien da noi lontane quelle dottrine che 'l celeste conio non ha segnato ch'io vidi il demonio credendosi i demòn malvagi e fieri indiavolarmi con l'inganni loro benché con mio martoro m'han fatto certo ch'io sono immortale che sia invisibil più d'un consistoro che l'alme uscendo van co' bianchi e neri e co' fallaci e veri a cui più simil le fe' il bene e il male che più studiâro in questa vita frale altri spinge a servir dio vil temenza altri ambizione di paradiso altri ipocrite viso ma noi ch'è primo senno e sommo bene amabile per sé tenemo avviso a cui farci conformi è preminenza bench'avessim scienza che n'abbia scritti alle tartaree pene nel primo amor null'odio por conviene chi dagli effetti dio conoscer brama per seco unirsi e lodarlo sia certo come in me sono esperto delle sue colpe segreto perdono conseguisce e scienza dell'incerto dio osserva la pariglia ama chi l'ama e risponde a chi il chiama odia disprezza il mal sendo uno e buono chi a lui si dona lo guadagna in dono se mai fia ch'uomo ascolte queste sotterra ed in silenzio nate rime mie sventurate pria che nascan sepolte pensier muti e costume ch'io non ragiono a caso ma sperienza e nume e legge natural m'hanno persuaso signor troppo peccai troppo il conosco signor più non m'ammiro del mio atroce martiro né le mie abbominevoli preghiere di medicina ma di mortal tosco fûr degne ahi stolto e losco dissi giudica dio non miserere ma l'alta tua benigna sofferenza per cui più volte non mi fulminasti mi dà qualche credenza che perdonanza alfin mi riserbasti quattordici anni invan patisco ahi lasso sempre errore accrescendo a me stesso ed agli altri persuadendo ch'io per difender verità e giustizia da dio c'ho sconosciuto sia qua basso qual cristo eletto sasso a franger l'ignoranza e la malizia or ti vorrei pregar che per discolpa di tanti errori accetti tante pene se non è nuova colpa chieder ch'agli empi guai segua alcun bene io merito in niente esser disfatto signor mio quando penso l'opere prave mie e 'l perverso senso poi mirando ch'io son pur tua fattura che tocca riconciarla a chi l'ha fatto ch'io bramo esser rifatto nel tuo cospetto nuova creatura questa sola ragion sola mi resta onde sol fine al mio lungo tormento chieggio non quella festa né del prodigo figlio il gran contento io mi credevo dio tener in mano non seguitando dio ma l'argute ragion del senno mio che a me ed a tanti ministrâr la morte benché sagace e pio l'ingegno umano divien cieco e profano se pensa migliorar la comun sorte pria che mostrarti a' sensi suoi dio vero e mandarlo ed armarlo non ti degni come tuo messaggiero di miracolo e pruove e contrassegni altri il demonio altri l'astuzia propia spinse a far cose nuove permettente colui che 'l tutto muove per ragion parte chiare e parte oscure laonde chi di senso ha maggior copia spesso sente più inopia empiendosi di false conghietture che i divi ambasciator sien anche tali e la bontà di dio che condescende e si mostra a' mortali disconosce discrede e non intende osserva uomo osserva quella legge nella qual nato sei prencipe e sacerdoti sienti dèi e i lor precetti divini quantunque paiano ingiusti a te ed a tutto il gregge se dio per cui si regge diluvi incendi e ferro usa quandunque par giusto e così que' ministri d'ira dove dio tace e vuole taci e vogli con voti al porto aspira schifando via non offendendo i scogli chi schernisce i decreti ovvero ammenda o col peccato scherza o di quel gode o per la prima sferza da errar non fugge più che dal colùbro o l'occulta giustizia non gli è orrenda costui misero intenda ch'è preso all'ami e que' ch'al lido rubro ostinati perîr giungi al mio esempio quanto ha il peccato in sé bruttezza e puzza pria non conosce l'empio che qual antioco inverminisce e puzza ma tu quei miri che peccano impune lieti e tranquilli sempre ma non penètri le segrete tempre dell'uomo interior e però sparli ché forse è di quel mal che pensi immune o pene ha più importune sdegno sospetto zelo interni tarli né guardi il fine né le divine ire quanto più tarde tanto più gagliarde o ciò ne forza a dire necessario è l'inferno che sempre arde tardi padre ritorno al tuo consiglio tardi il medico invoco tanto aggravato il morbo non dà loco quanto più alzar vo' gli occhi al tuo splendore più mi sento abbagliar gravarmi il ciglio poi con fiero periglio dal lago inferior tento uscir fuore con quelle forze che non ho meschino meschino me per me stesso perduto ché l'aiuto divino che sol salvarmi può bramo e rifiuto desio di desiar tue grazie tengo certa evidente vita quando voglia possente a te m'invita e quando è fiacca avaccio sento il danno su l'ale del voler non mi sostengo rotte e bagnate vengo a que' favor che sì pregar mi fanno deh pregate per me voi ch'io non posso voi piero e paolo luminar del cielo radamante e minosso della celeste legge e del vangelo merti non ho per quelli gran peccata che contra te ho commesso madre di cristo e voi che state appresso spirti beati abitator del lume che 'l mondo adempie e sol la terra ingrata ancor non ha purgata prego contra ragion contra il costume ch'ai vostro capital fiero inimico impetrate da lui qualche perdono ch'a' peccator fu amico poiché tra gli empi il maggior empio io sono ah come mi sta sempre innanzi agli occhi come mi fere e punge come l'alma dal corpo mi disgiunge e la fiducia dall'alma mi svelle il gran fallo mio gli atti miei sciocchi tu chi mi senti e tocchi aria tu vivo ciel voi sacre stelle e voi spirti volanti dentro a loro ch'or m'ascoltate ed io non veggio voi mirate al mio martoro di voi sicuri pregate per noi canzon grave e dolente delle mie iniquitati corri a berillo vivo da dio eletto a purgar l'alme da' brutti peccati di' che la mia si pente ch'e' faccia il sacro effetto invocando per me l'omnipotente le potestati umane tanto m'hanno travagliato ch'omai vengo a pensare ch'io peccai contra te possanza prima però che di saturno più d'un anno tutto del senno primo a contemplare mi diedi e al primo amor volsi ogni rima di te tanto scrivendo quanto per lor ti intendo di cui dovevo far principal stima or io volgo il mio stile alla tua dignitade perdon chiedendo umìle ed aiuto o suprema podestade dove manca possanza il patimento ch'al non esser le cose sempre tira abbonda e 'l caso avverso ed ogni male onde io tant'anni mi truovo scontento a te valor dunque oggi alzo la mira a cui soggiace ogni forza fatale ché 'l senno e l'amor pio com'or ben confesso io senza la tua difesa poco vale può amar chi ha potenza e sa chi può sapere ed è chi aver può essenza dunque ogni quiddità vien dal potere l'intrinseco poter fa che sossista ogn'essere e l'estrinseco il difende si è d'altri o parte e non da sé né tutto sta il mondo e gli enti magni in questa lista a cui precede chi da nullo pende dio che interno valor solo ha per tutto ma può se poter vuole e se poter sa e suole in sé volgendo quel che 'n lui è produtto saper se puote ed ama e voler se può e sape dunque “tre in un” si chiama e distinzion d'origine sol cape possanza e senno producono amore unitamente e però tutte cose aman l'esser però che sanno e ponno ma sanno perché ponno solo autore dunque del senno primo ben si pose il primario poter degli enti donno ma perché regge amando ed opera insegnando e l'esser quando è desto e quando è in sonno d'essi tre si compone saran tre preminenze d'ogni effetto e cagione semplici metafisiche semenze é ciò ch'è perché puote sape ed ama non è quel ch'esser non può ignora o abborre per sé o per forza d'altri o del primo ente ch'è monotriade e quel ch'all'esser chiama partecipando tre eminenze corre pur limitato sempre dal niente all'esser suo finito che sta in quello infinito esser eterno solo independente che creò come base d'ogni essenza seconda lo spazio immenso vase ch'è penetrato penetra e circonda quando di contener virtù donasti al luogo e dal tuo senno senso prese e dall'amor amor di farsi pieno la gran mole corporea ingenerasti delle virtuti agenti atta all'imprese in due triadi consimili a quel seno poscia i maschi possenti che di lei due elementi cielo e terra formâro e del più e meno di lor gare e rovine ogni mistura uscìa dio influendo a tal fine necessitate fato ed armonia la vita agli enti varii che seguiva era virtute in quanto da te nacque ma quel che dal non esser timor venne ogni vizio produsse e la nociva ragion di stato e poi 'l mal proprio piacque che 'l senso indi impotente a ciò s'attenne ma se ti svegli omai in meglio muterai natura madre e i figli come accenne l'impotenza e 'l peccato tôrrai da' senni umani tutti in un lieto stato gl'imperii adducerai varii profani darai alla vita di durar virtute forza alla legge che 'l gran senno mise vigor all'amicizie d'amor prole senza te gli enti han le bontà perdute venner l'insidie e l'unità divise ch'invidia partorîro e false scuole timidità e pigrizia sconfidenza avarizia viltate e crudeltà che starsi sole non san l'una dall'altra ma dove è tua fortezza ogni natura è scaltra né teme il male onde di farne sprezza canzon di' al poter primo che per mancanza sua sto in tal paura che meditar non posso la scrittura traggami da questo imo inferno ed in effetto se tutto il mio soggetto ei non sarà me stesso empio condanno da mo al perpetuo lagrimoso affanno la fabbrica del mondo e di sue parti e di lor particelle e parti loro gli usi accertati il mirabil lavoro pòn saggio autor buon senza fin provarti poi gli abusi de' bruti e di nostre arti de' mali il gaudio e de' buoni il martoro l'errar ciascun dal fine a me ch'ignoro dicon che 'l fabbro dal rettor s'apparti possanza senno amor dunque infinito commette altrui il governo e si riposa dunque si invecchia o si fa negligente ma un solo è dio da cui sarà finito tanto scompiglio e la ragion nascosa aperta onde peccò cotanta gente gloria a colui che 'l tutto sape e puote o arte mia nipote al primo senno fa' qualche cenno di su' immagin bella ch'uomo s'appella uomo s'appella chi di fango nacque senza ingegno soggiacque inerme ignudo patrigno crudo a lui parve il primo ente d'altri parente d'altri parente a' cui nati die' forza bastante industria scorza pelo e squame vincon la fame han corso artiglio e corno contra ogni scorno ma ad ogni scorno l'uomo cede e plora del suo saper vien l'ora troppo tarda ma sì gagliarda che del basso mondo par dio secondo e dio secondo miracol del primo egli comanda all'imo e 'n ciel sormonta senz'ali e conta i suoi moti e misure e le nature sa le nature delle stelle e 'l nome perch'altra ha le chiome ed altra è calva chi strugge o salva e pur quando l'eclisse a lor venisse quando venisse all'aria all'acqua all'humo il vento e 'l mar ha domo e 'l terren globbo con legno gobbo accerchia vince e vede merca e fa prede merca e fa prede a lui poca è una terra tuona qual giove in guerra un nato inerme porta sue inferme membra e sottogiace cavallo audace cavallo audace e possente elefante piega il leon innante a lui il ginocchio già tirò il cocchio del roman guerriero ardir ben fiero ogni ardir fiero ed ogni astuzia abbatte con lor s'orna e combatte s'arma e corre giardino torre e gran città compone e leggi pone ei leggi pone come un dio egli astuto ha dato al cuoio muto ed alle carte di parlar arte e che i tempi distingua dà al rame lingua dà al rame lingua perch'ha divina alma la scimia e l'orso han palma e non sì industre che 'l fuoco illustre maneggiasse ei solo si alzò a tal volo s'alzò a tal volo e dal pianeta il tolse con questo i monti sciolse ammazza il ferro accende un cerro e se ne scalda e cuoce vivanda atroce vivanda atroce d'animai che guasta latte ed acqua non basta ogn'erba e seme per lui ma preme l'uve e ne fa vino liquor divino liquor divino che gli animi allegra con sale ed oglio intègra il cibo e sana fa alla sua tana giorno quando è notte oh leggi rotte oh leggi rotte ch'un sol verme sia re epilogo armonia fin d'ogni cosa o virtù ascosa di tua gloria propia pur gli fai copia pur gli fai copia se altri avviva il morto passa altri e non è assorto l'eritreo canta eliseo il futuro elia sen vola alla tua scuola alla tua scuola paolo ascende e truova con manifesta pruova cristo a destra della maestra potestade immensa pensa uomo pensa pensa uomo pensa giubila ed esalta la prima cagion alta quella osserva perch'a te serva ogn'altra sua fattura seco ti unisca gentil fede pura e 'l tuo canto del lor vada in più altura belle buone e felici e senza ammenda onde laude si renda al creatore che tanto amore ed arte in farle pose son tutte cose voi tutte cose a celebrar invito colui che n'ha largito ciò che siamo poi che eravamo nulla e per memoria cantiamo in gloria cantiamo in gloria dio prima potenza dio prima sapienza amor primero ben vivo e vero senza fin giocondo cominci il mondo cominci il mondo statua altèra e degna di lui che sempre regna e gran trofeo di ciò che feo armario sacrosanto un nuovo canto di' un nuovo canto tu che l'universo penetri ad ogni verso penetrato spazio al creato esser base immota che giace o mota se giace o mota la corporea mole unita o sparta cole l'alta idea per cui si bea di forme ognor novelle soavi e belle soavi e belle pompe del gran dio lodate il vostro e mio signor di cui uscendo nui fu il tempo ch'è il successo degli enti espresso fu agli enti impresso anche 'l vigor nativo che dal nascer descrivo poi natura interna cura ed arte che dà loro quel dio ch'adoro quel dio ch'adoro a voi laudar conviensi calor e freddo immensi di possanza per cui sostanza guerreggiando fue partita in due partite in due dunque i vostri accenti magnifici elementi cielo e terra dalla cui guerra poi nasce ogni misto che dio ha provvisto dio ha pur provvisto che l'un porti 'l giorno l'altro la notte intorno raggirando manifestando il creator sovrano di mano in mano di mano in mano voi tenebre e luce cantate il sommo duce e voi quiete e moto avete parte in tanto carme per più svegliarme per più svegliarme raro e denso estreme tempre mentre uno teme e l'altro spera prendete sfera di sorti diverse e cause avverse fra cause avverse e simili adornate fato necessitate ed armonia che dio v'invia in ogni parte e tutto ciò che ha costrutto ciò che ha costrutto in dio si sta e si muove e con scerete pruove ancora sente la prima mente e come sa l'adora ed in lui vive benché par che mora grazie a colui che sempre mi ristora dal ciel la gloria del gran dio rimbomba egli è sonora tromba a pregi tanti i lumi stanti e que' ch'errando vanno musica fanno musica fanno per ogni confino dove il calor divino il ciel dispiega ed amor lega tante luci e muove altronde altrove altronde altrove tutti van correndo te dio benedicendo e predicando dolce sonando ch'ogni moto è suono come io ragiono così io ragiono ahimè ch'udir non posso ch'innato rumor grosso è che m'occùpa l'orecchia cupa ed un molino vivo me ne fa privo se mi fa privo voi spiriti eletti che non siete soggetti a corpo sordo fate un accordo al suon di tai strumenti co' vostri accenti co' vostri accenti sacri intellettuali d'una spiegando l'ali in altra stella vostra favella santo santo santo dicete intanto dicete intanto ardenti serafini sagaci cherubini e giusti troni dominazioni virtù e potestati e principati principiate arcangeli e seguite angeli che venite a darmi aiuto da voi perduto il corpo in cielo accolte son l'alme sciolte o alme sciolte o patriarchi grandi profeti venerandi in cortesia la salmodia di davide canoro dicete in coro dicete in coro apostoli che 'l mondo vinto e reso fecondo di virtuti e risoluti fatto avete noi di seguir voi di seguir voi gli martiri non tardi con l'animo gagliardi e sparso sangue fan che non langue la musica nostra nell'alta chiostra dall'alta chiostra con varie dottrine anime pellegrine confessare odo per mare per terra e per cielo vero il vangelo vero il vangelo voi vergini caste virilmente provaste a chi udir vuole l'eterea mole or per questo e le stelle son vostre celle oh sante celle murate di luce che 'l passar vi conduce non ritiene ad ogni bene e quelle vie di latte per voi son fatte per voi son fatte le scene e l'istorie delle divine glorie ché a mirarle e celebrarle vi dà il primo fuoco possanza e luoco per ogni luoco dio quant'have in mente vuol che si rappresente in cielo e poi de' segni suoi tu suolo e mar ti adempi di tempi in tempi di tempi in tempi ariete cancro e libra e capricorno vibra l'alte idee quante si dèe all'arte a la natura virtù e figura virtù e figura per il sol deriva statua immagin più diva del monarca lucerna ed arca di deitate in suso padre quaggiuso padre è quaggiuso che la terra impregna perch'a' figli sovvegna poi la luna virtute aduna d'ogni stella e dice esser nutrice é ben nutrice amorosa e veloce se 'l gielo e l'arder nuoce il fa soave or sembra nave or globo or mezzo tondo per ben del mondo per ben del mondo ne' splendor superni degli enti non eterni è misurato la vita e 'l stato e nelli sacri giri parmi che 'l miri parmi ch'io miri quella provvidenza chi da tanta eloquenza si celèbra mia squilla è ebra per troppo desio di cantar vosco o stelle il grande dio gloria all'omnipotente signor mio la terra nostra di far giuoco e festa nullo tempo si resta al sommo dio da che l'unìo l'amor pésola in mezzo gioisce al rezzo gioisce al rezzo e 'l circondante caldo schifando viver saldo e freddo gode rendendo lode all'eterno eternarsi vuol non disfarsi vuol non disfarsi e 'l sol vorria disfarla non per odio per farla mole amica seco l'intrica e con focose braccia cinge ed abbraccia cinge ed abbraccia anch'ella lui nel seno ché schifandolo pieno pur se 'l vede di calor fede che al destin più incorre chi più l'abborre chi più l'abborre poscia più l'aggrada che sua fuga sia strada a quel s'ammira ch'alla sua mira e gloria gli rivolge chi il mondo volge chi il mondo volge così fece madre la terra e 'l sole padre d'infinita prole ch'addita del primero ingegno l'arte e 'l disegno l'arte e 'l disegno su esaltate o monti della gran madre pronti alle difese ossa distese e fini a' regni nostri stanza a' gran mostri stanze a' gran mostri e piccioli prestate acque che circondate il nostro suolo voi date il volo a' pesci ed alle navi sì in terra gravi la terra aggravi e pur non la sommergi tu ocean che t'ergi sì superbo per divin verbo dal suo ventre uscisti e 'l mondo unisti tu 'l mondo unisti ch'è il primo animale tra l'etra spiritale e 'l terren grosso sangue ti posso dir che nutre e viene va tra le vene va tra le vene e per li fonti spiccia dove la terra arsiccia ha più bevuto indi il perduto alle campagne rende poi in alto ascende in alto ascende a far giuoco al signore col terrestre vapore insieme misto or stella è visto ed or come bombarde rimbomba ed arde rimbomba ed arde ed atterrisce gli empii non perdona agli tempii o vivi o morti tu dio n'esorti a be' celesti nidi con questi gridi con questi gridi gli animai richiami perché non restin grami alle tempeste gioconde feste agli angeli a' demòni fatiche doni fatiche doni con saper immenso sotterra al fuoco accenso che fracassa cuoce e relassa e dentro fa i metalli fuor monti e valli co' monti e valli e fiumi e mar distingui i paesi altri impingui altri fai macri e dolci ed acri agli abitanti vari più necessari più necessari e più capaci ancora di vite che si fôra ugual per tutto e perché tutto pur le cose stesse non producesse ma producesse biade la campagna s'alzasse alla montagna il fummo e l'onda arte profonda di doppi lambicchi per farci ricchi per farci ricchi altrove oro ed argento nasce altrove frumento augelli e fiere rivi e peschiere macchie salti e boschi perch'io 'l conoschi perch'io conoschi l'alta cagion prima fa mancar al mio clima molte cose commerzio puose amor e conoscenza tal providenza tal providenza in due quadranti opposti fa che in su il mar s'accosti in uno bolle l'altro s'estolle per l'acque pendenti là concorrenti son concorrenti di diversi fianchi in cui avvien che manchi e in tutti lidi sei ore vidi alzarsi e sei abbassarsi per più avvivarsi per più avvivarsi fa il medesmo l'aria e pur qual mar si varia dove accolti son vapor molti che capir non ponno e spazio vonno e spazio vonno e spazio van cercando purgando ventilando trasferendo e convertendo il fummo in util pioggia stupenda foggia stupenda foggia ch'a più parti giove fiere ed augelli altrove e pesci porta le navi esorta al corso noi a consulta altri sepulta altri sepulta in sonno ed altri in sabbia svelle arbori con rabbia e gran citati son fecondati i campi ove dolce aura il verde innaura fa verdi innaura e purpuree le nubbi il sol perch'io non dubbi or che più pèra la nostra sfera in mare in suo ben vale ciò che in su sale quando in su sale in grandini s'ingroppa grosso vapor che scoppia in caldo loco ma non a poco a poco qual la neve che il freddo beve il freddo beve e si congela in brina quel ch'aura mattutina o sera agguaglia come si quaglia in pioggia il fummo e cade dolce alle biade per far le biade e' manca nell'egitto onde il nil fu prescritto che inondasse che assur fruttasse e l'india in questa guisa che dio n'avvisa dio pur n'avvisa che l'arabia ottenne solo rugiada e fenne incenso e manna nettarea canna e ragia di che degni fûr i miei regni tutti anche i regni han piani balze e selve pasto e casa di belve oh maraviglia quanta famiglia per te signor nasce si cresce e pasce si cresce e pasce di liquor terrestre il ferro il sasso alpestre un grasso e molle l'erbe satolle immobili animali fa' a que' c'han l'ali a que' c'han l'ali a chi serpe a chi anda foglie radici ghianda grani e pomi altri ne domi altri armi altri fai inermi né senza schermi hanno per schermi i ricci e gli arboscelli spine contra gli augelli asini e bovi altura trovi in querce abbeti e faggi per tali oltraggi per tali oltraggi han le quaquiglie e i pini guscio e vesti d'uncini contra i colpi che ghiro non le spolpi han le castagne ma pur le fragne però le fragne ché dio ha destinato ch'ogni ente non sol nato sia d'ogn'altro ma l'uno all'altro sia cibo ed avello or questo or quello ma questo e quello resistendo addita godersi in ogni vita che dio dona e perch'è buona ogn'altra viva norma pur si trasforma chi la trasforma con tanta sua laude che sieno molti gaude gl'innocenti pochi possenti orsi e leon vedrai pecore assai pecore assai che dal caldo e dal gelo solo difende il pelo frutti e fiori tu fronda onori a' timidi è soccorso la tana e 'l corso le tane e 'l corso ha il cervo il lepre il capro corna il bue sanne l'apro onghie il cavallo vivezza il gallo ch'al fiero leone spavento pone spavento pone all'elefante il drago oh spettacolo vago di lor gesti falcon tu avesti rostro e duro artiglio l'aquila e 'l niglio l'aquila e 'l niglio han pur la vista acuta come il can lunge fiuta la sua preda perché provveda ode lontano il lupo al ventre cupo pel ventre cupo ha forza la balena molta astuzia ha la iena industria l'ape oh come sape politìa e governo d'està e d'inverno d'està e d'inverno han città le formiche stanze altri sempre apriche si procaccia va il ragno a caccia e si fa rete e stanza di sua sostanza di sua sostanza si circonda e cova prende l'ali e fa uova quindi uscendo varie vivendo vite un verme ahi lasso oltre io non passo oltre io non passo non posso assai ignoro l'anatomia il lavoro fraudi ed ire gioie e martìre di quanti il mar serra l'aria e la terra o aria o terra o mar mirar potrei ne' vostri colisei ta' giuochi io sciolto ma chi è sepolto in corpo sol s'accorge che poco scorge se poco scorge potrà dirne meno ma il sermon vostro appieno a tutti è aperto non è coperto a nazione alcuna sotto la luna sotto la luna il nostro dir trascenda al re della tremenda maestate transumanate menti voci e note ite al signor che tutto sape e puote musa latina è forza che prendi la barbara lingua quando eri tu donna il mondo beò la tua volgesi l'universo ogni ente ha certa vicenda libero e soggetto ond'ogni paese fue cogliesi dal nesto generoso ed amabile pomo concorri adunque al nostro idioma nuovo tanto più che il fato a te die' certo favore perché comunque soni d'altri imitata sei d'italia augurio antico e mal cognito ch'ella d'imperii gravida e madre sovente sia musa latina vieni meco a canzone novella te al novo onor chiama quinci la squilla mia sperando imponer fine al miserabile verso per te tornando al già lagrimato die al novo secolo lingua nova instrumento rinasca può nova progenie il canto novello fare quegli beato è del signor c'ha santa temenza sicuro e lieto il fa sua legge pia di costui in terra alligna il seme potente del giusto il germe ognor benedetto fìa ne' cui bei tetti ricchezza e gloria abonda in tutti tempi alberga la giustizia pur ne le tenebre a' santi il bel lume si mostra del pietoso dio splendido tuttavia giocondo è sempre il donator largo e benigno dal buon giudizio non si rimove mai il suo nome mai non potrà estinguere morte né mala fama teme e vittorioso vola sta nel signor fermo e sempre di speme ripieno non si movrà innanzi ch'ogni nemico pèra il suo divise e mangiâro i poveri amici gloria subblima il corno potente suo il che vedendo poi il peccator tristo s'adira dibatte i denti e pur rabioso crepa del giusto ancor che al tardo il disegno riesce e de' malvagi l'empia voglia père m'esaudì al contrario giano la giusta preghiera drizzola a te febo ch'orni la scola mia veggoti nell'ariete levato a gloria ed ogni vital sostanza or emola farsi tua tu subblimi avvivi e chiami a festa novella ogni segreta cosa languida morta e pigra deh avviva coll'altre me anche o nume potente cui più ch'agli altri caro ed amato sei se innanzi a tutti te sole altissimo onoro perché di tutti più al buio gelato tremo esca io dal chiuso mentre al tuo lume sereno d'ime radici sorge la verde cima le virtù ascose ne' tronchi d'alberi in alto in fior conversi a prole soave tiri le gelide vene ascose si risolvono in acqua pura che sgorgando lieta la terra riga i tassi e ghiri dal sonno destansi lungo a' minimi vermi spirito e moto dài le smorte serpi al tuo raggio tornano vive invidio misero tutta la schera loro muoiono in irlanda per mesi cinque gelando gli augelli e mo pur s'alzano ad alto volo tutte queste opere son del tuo santo vigore a me conteso fervido amante tuo credesi ch'ogge anche giesù da morte resurse quando me vivo il rigido avello preme l'olive secche han da te pur tanto favore rampolli verdi mandano spesso sopra vivo io non morto verde e non secco mi trovo benché cadavere per te seppelito sia scrissero le genti a te senso e vita negando e delle mosche fecerti degno meno scriss'io ch'egli erano eretici a te ingrati e ribelli m'han sotterrato vindice fatto tuo da te le mosche e gl'inimici prendono gioia esserti se séguiti mosca o nemico meglio è nullo di te conto si farà se io spento rimango quel tuo gran titolo meco sepolto fia tempio vivo sei statua e venerabile volto del verace dio pompa e suprema face padre di natura e degli astri rege beato vita anima e senso d'ogni seconda cosa sotto gli auspici di cui ammirabile scola al primo senno filosofando fei gli angelici spirti in te fan lietissima vita a sì gran vite viva si deve casa cerco io per tanti meriti quel candido lume ch'a nullo mostro non si ritenne mai se 'l fato è contra tu appella al principe senno ch'al simolacro suo grazia nulla nega angelici spirti invocate il principe cristo del mondo erede a darmi la luce sua omnipotente dio gli empi accuso ministri ch'a me contendon quel che benigno dài tu miserere dio tu chi sei larghissimo fonte di tutte luci venga la luce tua